RAPPORTO PADRI-FIGLI NELL'ETà DELL'ITALIA POST-UNITARIA

(scheda storica)

La modernità trionfa nel corso dell’Ottocento, sconvolgendo tutti i tradizionali riferimenti ed il modo stesso di percepire la vita. Cambia profondamente la configurazione della famiglia: si passa da una di tipo patriarcale ad una in cui la figura del padre viene vista dai figli come sempre meno autorevole; i figli sono fortemente attratti dall’idea del progresso, del cambiamento; vogliono svincolarsi dalle catene delle tradizioni imposte per del lungo tempo dai padri, viste ormai come superate e retrograde, non più adatte ad offrire loro un futuro in una società in continua evoluzione.
Da qui nasce lo scontro generazionale. I figli non sono più disposti ad accettare una vita statica, piena di sacrificio, limitata esclusivamente alla piccola realtà del loro paese e della loro famiglia: il treno, il telegrafo, l’automobile trasformano il modo di vivere lo spazio e il tempo, rendendo agevoli e rapide le comunicazioni ed il trasporto. Tutto questo, unito al desiderio di un benessere immediato e facile da ottenere, li porta ad avere voglia di sconfinare dalla gabbia del loro paesino, di conoscere realtà e culture nuove e quindi percorrere la lunga e tortuosa strada per la città. Raramente però i sogni di questi giovani si realizzano: a contatto con una realtà a loro sconosciuta si trovano soli e incapaci di emergere.
Davanti alla voglia sfrenata di libertà i padri sentono venir meno il loro ruolo autorevole e vedono nel figlio una minaccia per la tranquillità e l’equilibrio familiare da loro costruito con grande sacrificio e orgoglio.
Questo faccia a faccia fra padri e figli può essere affrontato in due differenti maniere: da un lato la ribellione del giovane, dall’altro la rassegnazione al destino imposto dai padri.
Al giovane ribelle il passato, le tradizioni tramandate e rispettate dal padre, la religione, le istituzioni dettate dalla società, le convenzioni appaiono ormai offuscate da una fitta “nebbia”, superate e non più adatte ad un mondo moderno. Di conseguenza i giovani vanno alla ricerca di nuove certezze da contrapporre ai valori tradizionali, da qui la fuga in città, realtà dominata da novità adatte all’aspirazione alla libertà del ragazzo. In fondo non riescono mai a trovare qualcosa di concreto, l’unica certezza è il voler rompere col passato e le tradizioni, ma i valori perduti non vengono ricompensati, anzi vengono sostituiti dal dubbio, che lacera la coscienza e porta alla noia.
Il ragazzo si trova così davanti ad una solitudine struggente e insostenibile.
Altri, dopo un’iniziale fuga dalla realtà imposta dai padri, per realizzare le proprie aspettative capiscono che è necessario tornare sui propri passi, quindi accettare i valori che caratterizzano la società borghese dell’epoca.
Vittime della società chiusa nelle sue rigide impostazioni e gerarchie sono soprattutto le figlie (Storia di una capinera), sia che appartengano alla classe benestante sia a quella povera dei contadini: con malinconica rassegnazione accettano il “confino” di un’esistenza fatta di soffocamento delle aspirazioni nell’acquisizione di un ruolo dignitoso nella famiglia. Di fondamentale importanza è l’influenza della mentalità propria della società borghese: ciò che più conta è la ricchezza e l’unica preoccupazione dei padri è che i figli non disperdano i beni che loro hanno accumulato; questa è la loro priorità e spesso non si preoccupano affatto della felicità e dei sogni dei figli.
Anche la reazione dei padri si snoda in diverse direzioni: chi accetta il compromesso col progresso, e chi, al contrario, si ostina a non voler vedere che, aldilà del loro rassicurante focolare domestico, esiste una realtà più ampia e moderna.
Quelli che invece non pensano nemmeno di mettere in dubbio le idee dei vecchi possono avere un futuro esclusivamente nell’ambito del loro “nido”: se solo provassero ad uscirne si ritroverebbero in una realtà completamente diversa.
Il contrasto generazionale trova le sue motivazioni nella storia: prima della Rivoluzione francese il bene coincideva con il passato; dopo, al contrario, coincide con il progresso. I vecchi perciò non riescono a capire le prospettive, per loro inconcepibili, dei loro figli, proiettate nel futuro.
Ma esistono anche ragioni storiche specifiche e peculiari che riguardano la situazione dell’Italia post-risorgimentale: dopo il difficile processo che aveva condotto all’unificazione, emerge una nazione unita dal punto di vista politico-territoriale, ma profondamente divisa a livello dello sviluppo socio-economico, degli usi, abitudini, mentalità, lingua; in particolare il divario riguarda il rapporto nord-sud del nostro paese: un nord già investito da tensioni e cambiamenti economico-sociali che lo proiettano verso l’Europa più avanzata, un sud ancora fermo ad una struttura arcaica non investita dal processo di modernità.
Tutto ciò, riflettendosi nella letteratura, porta a risposte diverse sul piano del rapporto generazionale: nell’ambiente dell’Italia nord-occidentale, si manifestano fenomeni culturali (Scapigliatura) che, nascendo nel seno della borghesia emergente, propongono elementi di opposizione cieca e anarchica, avanguardistica, ma poco propositiva e chiara rispetto allo sbocco da dare alla rivolta; gli intellettuali del sud (Verga in Malavoglia e Mastro don Gesualdo), invece, adottano strumenti d’indagine nuovi per realizzare una sorta di rappresentazione dei cambiamenti determinati dal progresso, considerato nel suo aspetto negativo e distruttivo di equilibri morali e sociali che, comunque, avevano assicurato nel passato certezze e stabilità.
Esiste anche una risposta intermedia (Pinocchio), che propone un percorso che va dalla ribellione e l’anticonformismo all’accettazione delle regole e dei modelli della società borghese: il percorso di maturazione individuale si conclude con la piena integrazione sociale, nel momento in cui si accettano i valori del mondo borghese degli adulti; l’obbedienza ai padri coincide con l’osservanza delle regole, il rispetto delle istituzioni, la piena adesione ai valori borghesi della proprietà e dell’accumulo dei beni economici.