I PROMESSI SPOSI
Manzoni
inizia a comporre i primi due capitoli del Fermo e Lucia nel 1821, ma
l’opera viene momentaneamente accantonata per concludere l’Adelchi.
Ripresa nel’22 e terminata nel ’23, questa prima versione del manoscritto fu
pubblicata postuma nel 1916 con il titolo Gli sposi promessi.
Il Fermo
e Lucia presenta un’impostazione molto diversa dalle successive edizioni.
Esso
è formato da 37 capitoli suddivisi in 4 tomi: il I è ambientato nel villaggio,
presenta le vicissitudini che inducono alla fuga e si conclude con la separazione
dei due giovani; il II e parte del III trattano le avventure di Lucia (il
“romanzo regionale” di Lucia); la fine del III e il IV s’incentrano su
Renzo (“romanzo cittadino” di Renzo) e si conclude con un lieto fine (il
matrimonio dei giovani). La provvisorietà di questa stesura è evidenziata
nell’intitolazione dei capitoli dei primi due tomi (escluso il VII cap.)
abbandonata negli altri due, nella divisione in grandi blocchi narrativi come se
fossero a sé stanti e nella lingua, definita dal Manzoni stesso “un composto
indigesto di frasi un po’ lombarde, un po’ toscane, un po’ francesi, un
po’ latine”.
Si arriva così alla II edizione (1827 detta
“ventisettana”), dove sono profondamente mutati l’intreccio (successione
degli episodi) e la caratterizzazione dei personaggi, vengono ridotti gli
episodi della monaca di Monza e del conte del Sagrato, che risultavano essere un
“romanzo nel romanzo” e quello della morte di don Rodrigo perde i suoi
caratteri più oscuri, tipici del Romanticismo. Inoltre scompaiono molte
digressioni di tipo saggistico e la Storia della Colonna infame posta come
appendice al romanzo. Vengono aggiunti, invece, nuovi episodi: la notte di Renzo
sulle rive dell’Adda, la descrizione della vigna di Renzo, la pioggia che
purifica Milano dalla pestilenza.
Sul
piano linguistico vengono eliminati termini troppo realisticamente crudi ed
espressioni troppo forti o pittoresche, optando per una lingua toscano-milanese.
La
III edizione, quella definitiva, comprende gli anni dal 1840 al 1842 ( detta
“quarantana”). Le differenze con la II sono soprattutto di carattere linguistico; infatti Manzoni si convince della necessità di una lingua
comprensibile da tutti, che valichi ogni tipo di regionalismo, scegliendo, perciò,
la lingua toscana degli ambienti colti: inizia così la “risciacquatura in
Arno”. Questa edizione comprende anche la Storia della Colonna infame.
I
Promessi Sposi sono un romanzo storico. Più e prima del modello di Scott ciò
che spinge il Manzoni alla scelta di questo genere letterario è la scoperta che
Shakespeare fa nelle Lettere, in cui sostiene che la letteratura ha il
compito di "penetrare nella profondità della storia” per mettere in
evidenza “tutto ciò che la volontà umana ha di forte e di misterioso, la
sventura ha di religioso e di profondo”; è la visione tragica della vita con
i suoi dolori, le sue contraddizioni, il mistero che completamente e
continuamente l’avvolge. Il romanzo di tipo scottiano si presenta come il
modello più adatto a descrivere la concezione manzoniana della storia e della
distruzione umana.
Il
romanzo narra le vicende di due popolani, Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, il
cui matrimonio è impedito da un potente signorotto, don Rodrigo, che riesce a
spaventare don Abbondio, il pavido curato che dovrebbe sposarli.
Il
tentativo di don Rodrigo di rapire Lucia, spinge i due giovani a fuggire dal
loro paese, aiutati da fra Cristoforo. Lucia con la madre Agnese è ospitata nel
convento della Monaca di Monza, che dapprima accoglie Lucia, ma più tardi,
istigata da Egidio il suo amante, lascia rapire la giovane dai bravi
dell’Innominato, un potente amico di don Rodrigo.
Renzo
avviato da fra Cristoforo al convento di Milano, capita in questa città in un
periodo di carestia e di tumulti popolari. Dopo aver rischiato l’arresto come
capo di una rivolta fugge da Milano e arriva nel bergamasco, dove viene accolto
dal cugino, Bortolo. Intanto, dopo il colloquio con il cardinale Borromeo,
l’Innominato si converte e libera Lucia che viene ospitata a casa di donna
Prassede, mentre Renzo continua a stare nascosto nel bergamasco.
A
causa della guerra per la successione al ducato di Mantova scende in Italia
l’esercito imperiale, formato da mercenari Lanzichenecchi che portano la
terribile pestilenza.
Con
la descrizione della peste il romanzo volge alla fine:don Rodrigo muore, Renzo
ritrova Lucia nel lazzaretto dove è riuscita a superare la peste, i due giovani
tornano al loro paese e lì celebrano il tanto sospirato matrimonio.
(relazione
Gertrude) (relazione
Lodovico) (relazione
Renzo)