FRA' CRISTOFORO: il padre spirituale che guida renzo alla forza del perdono
Il
particolare rapporto che si
crea ne I Promessi Sposi tra Renzo e padre Cristoforo, è in realtà
assimilabile a quello esistente tra un padre e un figlio. Renzo non ha avuto
genitori e padre Cristoforo assume nei suoi confronti un atteggiamento paterno,
che si sviluppa progressivamente con lo scorrere delle vicende. Fin dalla prima
comparsa sulla scena, fra' Cristoforo si eleva come protettore e guida di Renzo,
attivo, comprensivo ma intransigente: si prende sì l'incarico di aiutarlo,
però non esita a correggerlo quando distingue in Renzo una vena di animosità e
di violenza, riportandolo sulla strada dell'umiltà e della fiducia in Dio. A
sottolineare ciò Manzoni inserisce una digressione che ci mostra l'esperienza
giovanile di padre Cristoforo, dalle cui conseguenze trae alcune importanti
conclusioni: i giovani pieni di energia, soggetti a "botte di sangue
caldo", possiedono una carica rivoluzionaria che, se incontrollata, diviene
pericolosa.
Questo atteggiamento, trova le sue origini nella realtà storica del
primo Ottocento, dove si afferma, anche in seguito all'azione di Napoleone, la
concezione di carriera, la possibilità di emergere in base alle proprie
capacità, l'idea di una rapida realizzazione dei propri sogni, la capacità di
tagliare le proprie radici e andare alla conquista del mondo (proprio Napoleone
aveva detto: ogni soldato al mio seguito porta nel suo zaino il bastone da
Maresciallo).
Secondo Manzoni, in questo mondo i giovani riescono però a
sopravvivere solo se si alleano con i vecchi giusti, che con la loro esperienza
devono guidarli nella crescita, esaltando quelle virtù positive e quell'energia
di cui sono tanto ricchi. Se ciò non avviene, lo spirito esuberante sfocia nel
violento scontro diretto con il potente. A questo punto, il giovane ha però
perso la libertà, la sua diventa una scelta obbligata: o la conversione (come
nel caso di fra' Cristoforo), o il brigantaggio (come nel caso dell'Innominato).
L'errore si può evitare solo affidandosi alla Chiesa, a Dio, conseguendo una
vita basata sui valori della virtù, della carità e dell'amore. Ma Renzo non ha
la costanza di seguire i consigli di fra' Cristoforo: questo lo porta
inevitabilmente a una serie di brucianti disavventure, e in ciò si enfatizza
ancora di più l'atteggiamento paterno del frate, che è capace di comprendere e
perdonare gli errori di Renzo, purché questi li capisca e si corregga.
La
presenza attiva del frate scompare durante la parte centrale del romanzo, dove
è invece lasciato largo spazio alle peripezie e sventure del giovane, mentre
ricompare in un episodio posto pressoché alla fine: Renzo, recatosi al Lazzaretto
in cerca di Lucia, incontra padre Cristoforo, che svolge la sua opera
di carità tra i malati, ormai malato anch'egli e prossimo alla morte.
Finalmente Renzo è in grado di recepire il messaggio positivo della sua guida
spirituale: il percorso di vita che gli indica il padre è quello di vincere
l'odio con il perdono, di vincere senza eliminare (imbrigliandola)
quell'interiore forza d'animo che se non controllata porta alla violenza e
all'amaro sapore della vendetta.
Fra' Cristoforo lo esorta quindi a confidare in
una giustizia che va al di là di quella ristretta e imperfetta applicata
dall'uomo: questo è infatti l'ultimo rimprovero che gli muove: "Ma tu,
verme della terra, tu vuoi far Giustizia". La funzione di guida del frate
si esaurisce comunque solo nel capitolo successivo, dove il giovane trova ancora
una volta un rifugio confortevole nel frate: questi ha ormai ricevuto la prova
del cambiamento di Renzo nel precedente incontro con don Rodrigo, e consapevole
della serietà dei due giovani, scioglie il voto fatto da Lucia. Con ciò
elimina l'ultimo ostacolo del matrimonio, ed esaurisce anche la sua funzione: il
suo lungo percorso di espiazione dalle colpe giovanili è giunto al termine, e
può affidare ai due, proprio come a due figli, una sorta di eredità, un
testamento spirituale: il pane del perdono, che assume un intenso significato
simbolico.
Relatore: Enrico Pellegrini.