1867 |
Nasce il 28 giugno nei
pressi di Girgenti (Agrigento); il padre Stefano, ex-garibaldino,
amministra e dirige alcune miniere di zolfo; la madre Caterina
Ricci-Gramitto, viene da famiglia di tradizioni antiborboniche.
Giovanissimo, comincia già a scrivere tragedie e poesie. |
1880-86 |
Con la famiglia, per un
dissesto finanziario, si trasferisce a Palermo, dove continua gli studi
liceali e, dopo averli terminati, torna nel 1886 a Girgenti per aiutare il
padre nella conduzione delle zolfare. |
1887-91 |
Dopo aver tentato invano
di lavorare nell’amministrazione di famiglia, si iscrive all’Università
di Palermo alla facoltà di Lettere, per poi passare a quella di Roma, che
frequenta per due anni. Nel 1889 (anno in cui scrive Mal giocondo ed
Elegie renane) per un contrasto insorto con un professore, continua gli
studi a Bonn, dove si laurea nel 1891 in filologia romanza. A quest’anno
risalgono anche le poesie di Pasqua di
Gea. |
1892-93 |
Rientrato in Italia, si
stabilisce a Roma ed entra in stretto contatto con Luigi Capuana, che lo
introduce negli ambienti letterari della città e lo incoraggia a
dedicarsi alla prosa: nel 1893 scrive il suo primo romanzo Marta Ajala,
pubblicato solo nel 1901 col titolo L’esclusa. |
1894-1902 |
Sposa, con un
matrimonio combinato dalle rispettive famiglie e senza che i due neanche
si conoscano, Maria Antonietta Portulano, da cui avrà tre figli. Pubblica
la sua prima racconta di novelle Amori
senza amore e nel 1895 termina il romanzo Il
turno (pubblicato nel 1902) e pubblica le Elegie
renane. Nel frattempo si intensifica la sua collaborazione a giornali
e riviste e dal 1896 comincia a scrivere regolarmente per il Marzocco,
ma continua a comporre e a pubblicare: il libro di versi Zampogna,
due libri di novelle, la prima serie di Beffe
della vita e della morte e
Quand’ero matto. |
1903-04 |
La sua vita è
sconvolta da un disastroso rovescio familiare e dalla malattia mentale
della moglie, che, già sofferente di ricorrenti stati depressivi, è
colpita da una gravissima crisi di nervi. Così è costretto a cercarsi
nuove fonti di guadagno dando lezioni private, traducendo testi tedeschi e
intensificando la propria produzione letteraria: nel 1904 esce Il fu
Mattia Pascal a puntate sulla Nuova
Antologia e la raccolta di novelle Bianche e nere. |
1905-15 |
Tutto il decennio è
caratterizzato da un’intensissima attività creativa: compone i due
libri di saggi Arte
e scienza e L’umorismo (1908),
moltissime raccolte di novelle, fra le quali Fuori
di chiave (1912), i romanzi I vecchi
e i giovani ( 1909 - in volume, 1913), Suo
marito (1911), Si gira…(1915
- poi col titolo Quaderni di
Serafino Gubbio operatore, 1925). Inoltre
durante la prima guerra mondiale, il figlio Stefano, è fatto prigioniero
per alcuni mesi dagli Austriaci e il padre si adopera invano per
ottenerne la liberazione. |
1915-22 |
E’ questo un periodo
decisivo per la sua attività di drammaturgo teatrale: dopo l’atto unico
All’uscita, scrive nel 1916 in
dialetto siciliano Pensaci, Giacomino! e
Liolà, nel 1917 Il
berretto a sonagli, Il piacere
dell’onestà e Così è ( se vi
pare), nel 1918 Il giuoco delle
parti. In poco tempo Pirandello conquista la solida fama come autore
teatrale: nel 1920 ha grande successo Come
prima, meglio di prima e l’anno successivo Sei personaggi in cerca
d’autore. |
1922-25 |
La sua vita subisce un
altro cambiamento, dal momento che egli intraprende continui viaggi in
Europa e in America per seguire all’estero le sue commedie, messe in
scena a Parigi, Atene, Londra, New York: Enrico IV (1922), Vestire gli
ignudi (1922), Questa sera si recita a soggetto (1930). Sistema dal punto
di vista editoriale la sua produzione: raccoglie le novelle sotto il
titolo Novelle per un anno; è del
1925 anche il romanzo Uno, nessuno e
centomila. |
1925-1928 |
Iscritto al partito
fascista dal 1924, ottiene da Mussolini i finanziamenti necessari per
assumere la direzione della compagnia del Teatro d’Arte di Roma, che
aveva come attrice principale la giovane Marta Abba, con la quale
Pirandello inizia una profonda relazione e che lascia erede dei diritti
delle sue ultime opere. |
1929-1934 |
Viene nominato
Accademico d’Italia e nel 1934 è insignito a Stoccolma del Premio Nobel
per la letteratura. |
1936 |
Muore improvvisamente,
per una polmonite, a Roma il 10 dicembre, mentre lavora alla riduzione
cinematografica del romanzo Il fu Mattia
Pascal. |