Con gli occhi chiusi

Con gli occhi chiusi fu scritto da Federigo Tozzi nel 1913, ma pubblicato dall’editore Treves soltanto nel 1919. Si potrebbe considerarlo un romanzo di formazione, infatti esso narra le vicende di vita del giovane Pietro dai tredici fino ai ventuno anni, ma la maturazione e formazione del personaggio in realtà non avvengono. Questo è più propriamente un romanzo autobiografico, ci sono infatti molte rispondenze con la vita dell’autore: ritroviamo un padre padrone, il podere di Castagneto che si trasforma in Poggio a’ Meli, l’amore per Isola che nel romanzo è Ghisola. Il titolo del romanzo richiama l’atteggiamento che è proprio di Pietro davanti alla vita, chiudere gli occhi nel tentativo di non affrontare la realtà, atteggiamento che porta a considerarlo un inetto.
La vicenda è la seguente: Pietro è l’unico figlio di Domenico Rosi, aggressivo e superbo proprietario di una trattoria e di un podere nei pressi di Siena. Fin da bambino Pietro mostra molto interesse per Ghisola, nipote di contadini che lavorano nel podere del padre, il suo sentimento si trasforma piano piano in amore, ma a causa della sua insicurezza non riesce ad instaurare con lei una relazione. Il padre stesso cerca di ridicolizzarlo davanti a lei per vendicarsi della noncuranza di Pietro davanti ai progetti che egli stesso aveva per lui, non vuole infatti portare avanti la trattoria di famiglia, preferisce studiare, ma i suoi risultati sono disastrosi. 
La madre Anna cerca di difenderlo, ma può fare poco davanti alla determinazione di Domenico. Dopo la sua morte Pietro cerca di essere più indipendente e si iscrive persino al partito socialista. Il suo amore per Ghisola  diventa sempre più idealizzato, egli non si accorge nemmeno che la giovane ha già avuto degli amanti. Intanto Ghisola si scopre incinta, per far credere che il bambino sia di Pietro cerca di indurlo ad un rapporto sessuale, ma egli riafferma con decisione la castità fino al matrimonio, promette però alla giovane di  sposarla. Dopo alcune vicissitudini Pietro la ritrova in un bordello, dove è finita per la miseria, e vicina al parto, si rende così conto di tutto. Il romanzo si chiude con la consapevolezza di Pietro di non amare più Ghisola.
Il romanzo è quindi incentrato su due tematiche principali: l’amore impossibile per Ghisola e il rapporto conflittuale con il padre, le quali sono legate ai due personaggi forti del racconto, che risultano essere degli antagonisti di Pietro. A queste tematiche se ne accostano altre minori, per esempio l’incapacità di un processo di maturazione personale, e l’inettitudine. Il romanzo è costituito di paragrafi di diversa lunghezza, nei quali spesso si narrano delle vicende che non sono legate strettamente alle precedenti, creando una forte frammentazione. I legami fra i fatti narrati spesso sfuggono, l’attenzione dell’autore cade frequentemente su avvenimenti che potrebbero sembrare insignificanti, ne tralascia invece altri che sembrano fondamentali nello sviluppo della storia. Il narratore, di terza persona, si presenta infatti debole, all’oscuro del significato profondo delle cose che accadono e non esercita un controllo totale sulla vicenda che narra.
A livello stilistico il romanzo presenta dei tratti naturalistici, per le parti dialogate e l’uso del discorso indiretto libero. Prevale la paratassi, anche le singole frasi nel periodo, come i singoli fatti, non sono legate fra loro da un nesso logico, ma da un semplice rapporto di vicinanza. La lingua usata è antiletterale, quotidiana, il più possibile aderente al reale, semplice nei termini, modellata in base ai personaggi e all’ambiente trattato.          (relazione)