Il Canzoniere
Saba raccolse tutta la sua
produzione poetica maggiore in un unico libro: il Canzoniere. I 437 testi
che lo formano sono stati scritti nell’arco di oltre mezzo secolo, tra il 1900
e il 1954. Il progetto unitario, come risulta da alcune lettere, nasce intorno
al 1913-14, quando sono state già pubblicate, tra il 1911 e il 1912, due
raccolte di versi (Poesie e Coi miei occhi). La prima edizione del
Canzoniere tuttavia è del 1921. Essa è suddivisa in dieci sezioni
comprendenti testi composti tra il 1900 e il 1921. Una seconda edizione dell’opera
vede la luce presso l’editore Einaudi di Torino nel 1945. Essa ridisegna il
progetto dell’opera, aggiungendovi le otto raccolte pubblicate nel frattempo
da Saba. Compare ora la divisione in tre grandi “volumi”, il primo dei quali
riproduce di fatto l’edizione del 1921 (non senza cambiamenti). Questo Canzoniere
del 1945, a differenza di quello del 1921, corrisponde ad un’idea definitiva,
che le varie aggiunte seguenti non modificheranno nella sostanza. L’edizione
del 1948 vede l’incremento di una nuova sezione. Solo quattro anni dopo la
morte del poeta, nell’edizione del 1961 (la quinta di Einaudi), vengono
aggiunte altre quattro sezioni, composte tra il 1947 e il 1954 e in parte già
pubblicate in stampe a sé ma non inserite dall’autore nella terza e quarta
edizione Einaudi. Tutte le sezioni aggiunte dopo l’edizione del 1945 entrano a
far parte del terzo volume.
Il Canzoniere sabiano è
come detto organizzato in tre volumi. Ogni volume è a sua volta suddiviso in
varie sezioni, corrispondenti spesso a raccolte precedentemente pubblicate a
sé. Il primo volume è formato da otto sezioni e raccoglie 156 poesie composte
tra il 1900 e il 1920. Il secondo volume è anch’esso suddiviso in otto
sezioni e comprende 109 testi composti tra il 1921 e il 1932. Il terzo volume,
infine, raccoglie, nell’edizione postuma e definitiva, nove sezioni
comprendenti 172 poesie composte tra il 1933 e il 1954.
La scelta del titolo Canzoniere non è
casuale ma mostra la volontà di Saba di ricollegarsi alla grande tradizione
lirica italiana, avente come modello il Canzoniere petrarchesco, e di
dare carattere unitario e generico alla propria opera. Già da questi primi dati
si comprende come la realizzazione del Canzoniere risponda a un progetto
molto ambizioso e complesso, all’interno del quale una finalità particolare
è destinata proprio alla struttura. Saba, in particolar modo nella Storia e
cronistoria del Canzoniere, invita più volte il lettore a considerare l’opera
nella sua unità e non come semplice raccolta di sequenze indipendenti tanto
che, molto spesso, le scelte dell’autore si realizzano in base non tanto a
criteri stilistici o estetici quanto in base al proposito di conferire al Canzoniere
un aspetto unitario e coerente nella sua pur grande varietà. Nel disegno dell’opera
non mancano puntuali strategie numeriche (la divisione in tre volumi risponde
alla predilezione per i multipli di tre nelle numerose sequenze di testi
presenti nell’opera), così come molto rilevanti sono le relazioni tematiche
tra una sezione e l’altra: eventi di particolare risalto sono collocati in
sezioni diverse, così da fungere da ponte e in modo da conferire una certa
circolarità all’opera, cosa che è particolarmente importante perché
funzionale all’armonia e alla chiarificazione del tutto.
La tendenza all’unità,
i vari legami tematici tra i componimenti, il bisogno da parte dell’autore di
confessarsi e di raccontarsi, ha fatto sì che per il Canzoniere sabiano
si sia spesso parlato di “romanzo psicoanalitico”: infatti Saba racconta
poeticamente per blocchi tematici momenti e vicende particolari della sua vita,
una vita relativamente povera di avvenimenti esterni ma molto ricca di moti e
risonanze interne. Da tutto ciò nasce l’originalità dell’opera,
soprattutto in un orizzonte contemporaneo di scelte poetiche tendenti per lo
più alla purezza e all’assolutezza, e in contrasto tra l’altro con tutte le
poetiche influenzate dall’idealismo crociano. È anche in virtù di questa
specificità e originalità che la poesia di Saba inizia e apre un filone
specifico della nostra letteratura novecentesca in versi, diverso da quello
montaliano e del tutto alternativo a quello ungarettiano ed ermetico.
(relazione)