UNA DONNA DI FRONTE ALLA VITA E AI SUOI PREGIUDIZI
Ne
L'esclusa
di
Pirandello
il rapporto genitore-figlio è sicuramente molto complesso.
Marta
è la protagonista del romanzo e su di lei ruota tutto l’intreccio: è stata
scacciata di casa dal marito Rocco, perché sospettata di adulterio, nonostante
sia innocente. Questa vicenda non sconvolge soltanto la vita della giovane
donna, ma anche quella di suo padre e di sua madre, e direttamente anche quella
del padre di Rocco, il signor Antonio Pentagora.
Francesco
Ajala, il padre di Marta, appena venuto a sapere dell’accaduto, inizialmente
tenta di persuadere Rocco a non farne una tragedia, a rivalutare la situazione e
capire di cosa realmente si tratta (non riesce a credere che sua figlia Marta,
la prediletta, sia una “sgualdrina”). Anche la signora Agata Ajala prende
parte a questa vicenda; a lei Marta si rivolge chiedendo aiuto e complicità e
implorandola di andare a parlare con il padre per convincerlo a tornare a casa.
La madre, come del resto la sorella Maria, hanno la funzione di accompagnatrici
della figura dominante di Marta e sono il simbolo della condizione femminile
nella società patriarcale dominata dalla figura del padre-padrone e del
marito-padrone alla quale non osano ribellarsi. Sono succube della situazione,
umili ancelle sottomesse che seguono i voleri del padre/marito prima e di Marta
poi, quasi oggetti che aspettano la loro collocazione.
Troviamo per la prima volta la figura di Agata Ajala (da notare che di lei
l'autore non ci dà il cognome da nubile, a conferma che la donna fa parte
integrante della famiglia “posseduta” dal padre padrone) oppressa da due
sciagure: "Due
erano le sciagure, non una sola. E questa del padre assai più grave di quella
di Marta. Perché, a
ragionare con un po' di calma e aspettando qualche giorno, la sciagura
della figlia forse si sarebbe potuta riparare. Ma col padre non si ragionava".
Infatti
il padre si era ostinato a non tornare più a casa, a causa dell’onta e del
disonore subiti. Ed è proprio grazie all’intervento della madre, che funge da
mediatrice, che egli si convince. La signora Ajala già da un pezzo aveva
imparato a misurare ogni dispiacere, ogni dolore, non per se stesso, che le
sarebbe parso poco o niente, ma in considerazione delle furie che avrebbe
suscitato nel marito... Francesco si convince a ritornare in famiglia, ma si
rinchiude in camera sua, non permettendo a nessuno di entrare e di parlare con
lui, fatta eccezione per Maria. Marta soffre moltissimo per questa difficile
situazione, che risulta ancora più drammatica perché sta aspettando un bambino
da Rocco. Ma egli rimane impassibile e fermo nella sua decisione, tanto che
persino nel momento in cui la figlia sta per partorire e implora perdono, non
accetta alcun compromesso. Dopo un lungo travaglio, Marta dà alla luce un
bimbo, che muore dopo pochi istanti; nello stesso giorno il padre agonizzante
muore nella sua camera. Così crollano tutte le speranze e le illusioni che la
madre e la sorella si erano fatte con la nascita di questo bambino, che avrebbe
potuto riportare la pace e la serenità in famiglia.
Il
motivo esistenziale del padre, che chiude la porta della propria camera e non
vuole più vedere la figlia, è il motivo dell’incomunicabilità tra padre e
figlio.
A
differenza di quanto è avvenuto a Marta, per Rocco la situazione è stata
totalmente diversa, egli, che rappresenta il modello sociale in vigore, quello
che dà più valore alle apparenze che alla sostanza, è il personaggio
emblematico del romanzo: oppresso dalle regole e dalle convenzioni, da un forte
senso del destino contro il quale non si può nemmeno tentare di lottare. Crede
nel tradimento della moglie prima di tutto perché nella sua famiglia così si
verifica da generazioni. Questa stessa convinzione è quella che il padre
Antonio ha sempre sostenuto: “Non hai voluto darmi ascolto, - riprese, dopo un lungo silenzio, il padre. -
Hai... ehm...! sì, hai voluto fare come me... Mi viene quasi da ridere, che
vuoi farci? Ti compatisco, bada! Ma è stata, Rocco mio, una riprova inutile.
Noi Pentàgora con le mogli non abbiamo fortuna”.
Dopo
la morte del padre, i ruoli nella famiglia Ajala cambiano notevolmente: Marta
diventa la padrona di casa e su di lei poggiano le basi della famiglia. Decide
di dare il concorso da maestra, riesce a superarlo brillantemente e, dopo vari
inconvenienti, ottiene un posto a Palermo. Qui si fa una nuova vita, conoscendo
nuove persone e quasi dimenticando la triste esperienza di umiliazione subita.
Cerca ad ogni costo di proteggere la sorella e la madre, che l’avevano seguita
a Palermo, ed ogni sua scelta è ben ponderata anche in relazione a loro due.
Proprio per questo quando il marito ritorna e le chiede perdono, ella decide per
il bene della famiglia di ricongiungersi a Rocco, nonostante che ora abbia
realmente compiuto l’adulterio e sia persino incinta.
Alla
fine de L'esclusa emerge un altro episodio significativo: la madre di Rocco, Fana
Pentàgora, allontanata da casa, sta per morire a Palermo e a questa scena sono
presenti il figlio e la nuora.
Proprio davanti al cadavere della madre, Rocco prende il coraggio di chiudere
col passato e di aprirsi a una nuova esistenza. Finalmente assume quel ruolo di
forza intima e morale di cui ha bisogno Marta e in generale la donna del primo
novecento che si trova a vivere un momento particolare della storia,
caratterizzato dall'inizio dell'affermazione della donna nella società.
Relatrici: Annalisa Taddei, Irene Cristofori.