Raffaello Sanzio (SB) nacque ad
Urbino nel 1483 e morì a Roma nel 1520. Ebbe una vita molto
breve, ma altrettanto intensa, finitosi in appena due decenni
dattività con una delle più ricche e feconde esperienze
della storia dell'arte europea.
Dotato di straordinario talenta e di un particolare senso
dell'ordine armonico e dell'equilibrio formale, egli seppe
raccogliere i frutti della più alta tradizione quattrocentesca,
delle proprie e altrui conquiste e fonderli in una visione
completa e perfettamente unitaria.
Raffaello tradusse tale visione in un linguaggio chiaro, limpido
e preciso, con una maestria e una padronanza dei propri mezzi
d'espressione, che lo fa il primo e più felice interprete di
quello "spirito di prontezza", in cui lo storico
cinquecentesco Vasari (SB) riconobbe uno dei caratteri
peculiari della gran pittura del suo tempo, in altre parole della
"maniera moderna"(D).
Raffaello sviluppa con chiarezza ed estrema coerenza la sua arte,
attraverso tre fondamentali tappe della sua vita corrispondenti:
al periodo umbro (fino al 1504), che comprende la prima
formazione e il suo esordio; allesperienza fiorentina
(1504- 1508), che arricchì enormemente la sua cultura e, infine
all'attività romana, che si svolge a sua volta attraverso vari
stadi, dal pieno trionfo della sua arte matura, ai primi sintomi
di una precoce stanchezza.
1) Periodo umbro:
Precoci furono tuttavia anche gli inizi di Raffaello,
sebbene non avessero nulla di prodigioso attribuitogli dalle
fonti critiche.
Essi di indicano chiaramente la via percorsa dal giovane pittore,
dall'iniziale apprendistato alla scuola del padre Giovanni Santi,
al breve periodo di tutela di Evangelista di Pian di Meleto, con
il quale collaborava più tardi(1501) alla Pala
dell'incoronazione del Beato Nicolò da Tolentino, per la chiesa
di S. Agostino a Città di Castello fino al suo alunnato presso
il Perugino, il suo primo vero maestro, documentabile almeno dal
1497, data della Pala di S. Maria Nova, a Fano, che reca evidente
l'intervento del giovane allievo in alcune scene della predella.
A parte una giovanile ma profonda impressione dell'arte di Piero della Francesca(SB), certamente
subita al tempo del suo soggiorno a Urbino e di cui è forse da
scorgere un'acerba, ma interessante testimonianza nello stendardo
della Pinacoteca di Città di Castello con la Madonna della
Misericordia e Crocifissione, tutta la produzione iniziale di
Raffaello, attivo in questi anni a Perugia e a Città di
Castello, reca infatti viva l'impronta della pittura del
Perugino, della quale il giovane allievo sviluppa, in modo sempre
più coerente e felice, le insite tendenze all'armonia
compositiva e alla semplificazione formale, tipiche
dell'indirizzo preclassicistico del Maestro.
Così nella Resurrezione del museo di arte di S. Paolo databile
al 1501-1502, nella Crocifissione Mond, eseguita nel 1503
per la chiesa di S. Domenico a Città di Castello e
nell'Incoronazione della Vergine, dipinta tra il 1502 e il 1504,
per la chiesa di S. Francesco di Perugia, motivi e forme tipici
del Perugino ed anche del Pinturicchio appaiono già dominanti
con sicura mano come purificati nel disegno e nel colore e
sciolti di una maggior vivezza e naturalezza di racconto, che
già rivelano la particolare inclinazione del giovane artista per
la pittura di storie.
Punto d'arrivo di questa prima fase del percorso stilistico di
Raffaello, che possiamo definire di perfezionamento dell'arte del
Perugino, e al tempo stesso primo originale capolavoro giovanile,
è la Pala dello Sposalizio della Vergine, eseguita per la chiesa
di S. Francesco a Città di Castello (1504).
Le figure di quest'opera, sebbene ancora atteggiate nelle
sentimentali pose del Perugino, hanno forme più corrette e pure,
quasi rigenerate dalla luminosità e dalla chiarezza del disegno.
2) Esperienza fiorentina:
Nell'ottobre del 1504, Raffaello si recava a Firenze,
dove, dopo la crisi politica e religiosa degli ultimi anni del 1400, l'arte tornava proprio in
questi anni a vivere una breve ma intensa stagione soprattutto
grazie alla presenza di Leonardo(SB) e Michelangelo(SB).
Qui si presentava agli occhi del giovane pittore un mondo
completamente nuovo e così ricco di esperienze passate e allo
steso tempo di esperienze recenti, da disorientare anche il più
esperto .
Fu pertanto grande merito di Raffaello, il non essersi
abbandonato alle suggestioni dell'ambiente e piuttosto l'aver
portato avanti proprie idee, come si vede nelle sue opere.
Infatti un primo riflesso dell'evoluzione culturale ed artistica
del maestro si può già cogliere nella Pala degli Ansidei,
eseguita per la chiesa di S. Francesco di Perugia nel 1504, che
come la Pala Colonna, segna il momento di passaggio tra il
periodo umbro e quello fiorentino, ma è già un capolavoro
nuovo, per l'estrema chiarezza, la semplicità e l'armonia della
composizione.
Agli stessi anni (1504-1506) vanno anche datati la Madonna
Connestabile e i ritratti di Maddalena e di Agnolo Doni.
Posteriore è invece la numerosa serie di Madonne col Bambino e
S. Giovannino, in cui Raffaello crea quel tipo di bellezza
femminile che unisce in sé la grazia del Perugino e il sottile,
arcano animismo di Leonardo, dall'aspetto devoto e al tempo
stesso soavemente umano, rimasto esemplare nell'iconografia della
pittura sacra moderna.
Inoltre, tra le più alte e felici composizioni di tipo nuovo,
che valsero all'ancor giovane Raffaello la fama di pittore
perfetto, sono la Madonna d'Orleans e la Madonna del Belvedere,
con schema piramidale, forse in ciò ispirato al cartone della S. Anna di Leonardo.
Presentano soggetti analoghi, anche se talvolta con variazioni
del tema, anche opere poco più tarde quali la Madonna del
Cardellino e La bella Giardiniera mentre nella Madonna del
Baldacchino, il pittore riprende lo schema tradizionale della
Sacra Conversazione all'interno di una monumentale abside(D), ma con nuovi effetti di luce
e di espressione delle figure, a sottolineare ancora una volta
l'originalità compositiva di Raffaello.
3) Periodo romano
Artista ormai affermato e famoso, Raffaello veniva
chiamato a Roma nel 1508 da Giulio II (SB), dal quale
il giovane artista ebbe subito appoggio e protezione.
Raffaello risulta infatti stipendiato come pittore di palazzo con
l'incarico di dipingere le quattro stanze destinate a divenire
abitazione privata del papa.
La decorazione de queste stanze si presentò come l'impresa più
impegnativa della vita del maestro e si risolse con la più alta
affermazione del suo genio artistico.
Egli non seguì l'ordine di successione delle quattro stanze,
perciò in base alla sua suddivisione, i soggetti risultavano
così distribuiti:
Stanza dell'incendio di borgo (1514-1517);
Stanza della Segnatura (1509-1511);
Stanza di Elidoro (1511-1514);
Sala di Costantino (1520-1524).
Ogni elemento di questi capolavori, assume un
particolare significato rispetto all'insieme, e tutto è in
funzione di quell'equilibrio tra figura e gruppo, tra gruppo e
spazio ambientale, tra pieni e vuoti e in particolare è in
funzione di quell'armonia generale di rapporti che rappresentò
la meta più ambita della pittura classicista(D).
Un primo esempio di questa sapienza compositiva propria di
Raffaello, lo offre l'affresco della Disputa del Sacramento,
nella stanza della Segnatura, che rappresenta una vera e propria
architettura di figure disposte in tre emicicli sovrapposti e
concentrici, a formare una grandiosa abside sul cui centro
figurano le tre persone della trinità e l'Ostia Sacramentale,
punto di convergenza di tutta la prospettiva e oggetto specifico
dell'argomento.
Un altro importante affresco della stanza della Segnature, è
rappresentato dalla scuola di Atene, dove sono rappresentate le
figure dei filosofi e dei saggi dell'antichità.
Al centro si evidenziano con maestosa dignità le figure di
Platone, che indica il cielo con un dito e Aristotele, che stende
il palmo della mano verso terra; due semplici gesta che esprimono
la dottrina delle rispettive materie filosofiche.
E' qui un esempio particolare della virtù del poeta di saper far
parlare i suoi personaggi "in modo così facile e pronto che
gareggiava con l'efficacia della parola scritta" (Vasari).
Quest'opera suscitò un'impressione enorme per la sua stessa
interpretazione storica, poiché porta con sé un inno alla
filosofia antica, un trionfo pieno della ragione umana,
un'esaltazione dello spirito oltre che della forma classica, che
anche al culmine del Rinascimento(D) sembrò un po'
ardito celebrare nella stanza di un papa.
Negli anni appena posteriori, Raffaello si concentra sugli
affreschi della seconda stanza, che prendono il nome della
Cacciata di Elidoro, dove il maestro sa ancora fondere
l'influenza esterna del Buonarroti, fatto testimoniato pure da un
altro affresco della stanza di Elidoro, che mostra la
rappresentazione della Messa di Bolsena e dalla rappresentazione
della Liberazione di S. Pietro.
In questi anni inoltre, Raffaello non fu impegnato solamente nel
lavoro delle stanze, ma eseguì molte opere per committenti
privati, tra cui numerosi ritratti come quello di un Cardinale e
di Baldassarre Castiglione.
Allo stesso modo eseguì alcuni dei suoi più celebri dipinti di
soggetto sacro come la Madonna di Foligno, la Madonna della
Seggiola e la Madonna Sistina, che rappresenta un'originalissima
composizione tutta mossa dai panneggi delle vesti e dal movimento
circolare (vedi anche "John
Donne"), a sottolineare armonia e
compostezza.
Nel 1520, ultimo periodo della sua vita, Raffaello dipinge la
Trasfigurazione, che pur portando ancora il fascino della sua
arte, mostra mancanza di unità e incoerenza stilistica, per la
sovrapposizione di due episodi distinti: in alto la
Trasfigurazione di Cristo, in basso la Guarigione dell
Ossesso.
Questa fu l'ultima opera del maestro, che moriva a trentasette
anni a Roma, anche se la sua arte iniziava allora la progressiva
conquista dell'Italia e dell'intera Europa.
L'importanza di Raffaello nella storia dell'arte è senza dubbio
pari a quella di un Giotto(SB) o di un Masaccio(SB), salvo la differenza per cui,
se questi avevano sbalordito la loro età con l'affermazione di
idee e di forme radicalmente nuove, Raffaello stupì il mondo
più per la perfezione che per la novità della sua arte.
Egli inoltre è considerato interprete della cultura, della
storia e del costume di un civiltà ormai giunta al culmine dello
sviluppo, fu amato e ammirato da papi, principi, umanisti, poeti
e letterati come il Castiglione, l'Aretino e il Bembo(SB), il quale ne dettò infatti
l'epigrafe in termini più che elogiativi.
Relatore:
Elisa Celicchi