Si viveva così

Un fiume ha sempre una grande importanza per la zona in cui scorre. In una società agricola (Vedi anche attività) è in primo luogo fonte di vita ed è naturale che si attribuissero all'acqua, che ha di per sé un valore fortemente simbolico, particolari poteri. Questo rapporto con l'acqua è una delle forme archetipiche dello spirito dell'uomo e ha giocato una parte importante nella sua vita fino alle trasformazioni culturali dell'età contemporanea. L’uomo sa che l'acqua del fiume può portare beneficio e distruzione. Per questo esisteva una sorta di ritualità tesa ad "accattivarsi" le proprietà benefiche dell'acqua, in primo luogo portatrice di fecondità anche alle persone e agli animali oltre che alla terra.

Certi riti erano praticati dalla sorgente via via lungo tutto il corso del Tevere; si pensava che queste acque, come tutte, avessero proprietà galattofore oppure che fossero particolarmente utili alla vista o per guarire ferite. Si usava lavare i vestiti dei bambini nell'Afra( torrente affluente del Tevere) quando questi erano colpiti da malattie. Si facevano anche processioni con la statua della Vergine e il contatto di questa con l'acqua era propizio per una stagione che si configurava particolarmente piovosa e troppo secca.

Con il tempo il fiume ha perso molti dei suoi connotati magici ma ha continuato a conservare la sua importanza sotto il profilo sociale.

Soprattutto in estate le sponde del Tevere costituivano uno degli spazi in cui meglio si esprimeva la vita sociale; il Tevere era popolatissimo di giovani e di intere famiglie per le quali quei luoghi erano posti di villeggiatura: acqua pulita dove fare il bagno, rive dove passeggiare o prendere il sole con ampi spazi ombrosi.

Quando veniva l'estate si andava dai paesi a "fare il bagno al Tevere" o nei gorghi dell'Afra, al gorgo del Ciliegio, allo Smeraldino, alla Basilica ,affrontando con eroismo l'acqua ghiacciata per imparare a nuotare. Se al "bagno" partecipava tutta la famiglia, era certa una merenda o una cena all'aperto con le salsicce sott'olio e fiaschi di vino. C'è da dire che non erano solo gli argini dei fiumi la meta delle passeggiate estive-domenicali e vacanziere della nostra zona, la quale per essere a ridosso degli Appennini ha anche una vocazione montanara. Dai colli si gode del resto una meravigliosa vista sulla vallata, come una fotografia aerea, in cui spicca il fiume che l'attraversa. Poche le ragazze, che non erano allora proprio libere, ma ciò non toglie che dagli incontri, casuali o meno, nascessero nuove coppie, accompagnate nei loro appuntamenti da qualche fratello che salta da un sasso all’altro per ingannare il tempo o cerca di acchiappare con le mani i pesci o le ranocchie o fa volare i sassolini piatti sul pelo dell’acqua come allenamento per qualche gara fra i coetanei o va a rubacchiare nei campi vicini quello che la stagione offre.

Chiunque, d'una certa età ora, abbia frequentato da giovane le rive dei torrenti e del Tevere, ricorda soprattutto l'acqua pulita e gli argini puliti. L'acqua, si beveva tranquillamente quanto più si può risalire verso la sorgente. Nessuno si poneva la domanda se fosse potabile o meno, ma i ragazzi recitavano comunque una specie di scongiuro (Vedi anche Proverbi), dicendo:" L'acqua corrente la beve il serpente/ la beve il buon Dio, la posso bere anch'io." L'acqua non era pulita solo perché bevibile ma anche, e forse soprattutto, perché si vedeva limpida e trasparente, priva di melma e senza "bollicine". Urtava sui sassi scivolosi - causa prima di sederate nell'acqua - rifluiva, gorgogliava...La voce del fiume, quando è tenera, è di una dolcezza e di una freschezza particolare. Anche ora, anzi tanto più ora, che siamo abituati e condizionati da vari e diversi rumori, l'improvviso chiacchierare di un torrente, uno dei tanti che confluiscono nel Tevere, è una felice esperienza, la presenza di una voce amica e dimenticata: è acqua, è ombra, è quiete. E' la natura che non tradisce se non viene tradita.

E poi gli argini puliti. Argini puliti vuol dire passeggiate lungo il fiume, a piedi o in bicicletta, come adesso, che ne possiamo percorrere ancora alcuni tratti, lungo un fiume però prevalentemente sconvolto. Vuol dire poter scendere con facilità fino all'acqua perché le rive, frequentate, non sono ostacolate da intricati cespugli, perché anche gli agricoltori, con i loro orti o i loro campi che declinavano fino all'acqua, avevano tutto l'interesse a tenerli "puliti". Ad ogni epoca la sua immagine paesaggistica. Adesso che la superstrada sfreccia veloce attraverso la Valtiberina le rive possono apparire come una folta macchia verde interrotta da sbancamenti, lavori di idraulica, cementi. Ma il fiume conserva sempre il suo splendore di argento.