Nietzsche e gli ebrei

Per comprendere appieno il pensiero di Nietzsche e valorizzarne gli aspetti più originali occorre innanzitutto liberarsi da talune sovrastrutture e iperfetazioni che hanno banalizzato stravolto le sue teorie.
A questo ha contribuito fin dall'inizio la stessa sorella del filosofo, che dette alle stampe con il nome "Volontà di potenza" degli inediti sicuramente manipolati e tendenziosi, dai quali emergeva una filosofia dai tratti antiumanitari e antidemocratici. Tristemente sarà a seguito di un'interpretazione critica di questi scritti che si creerà attorno a Nietzsche l'immagine del filosofo profeta del nazismo. Solo a partire dal II dopoguerra si è avviata una revisione critica dell' intera opera nietzscheana..
Gli strali lanciati nelle sue opere contro l'ebraismo (G.M. 7- 8- 16) e la sua teorizzazione di una razza pura (F.P. 1884 25/234) potrebbero ingenerare un'interpretazione fuorviante del suo pensiero in senso antisemita.
Il giudizio negativo sugli Ebrei deriva dal fatto che Nietzsche vede in essi il popolo sacerdotale per eccellenza, ovvero il popolo che a causa di una classe sacerdotale animatala un sentimento di ressentiment (= invidia) (G.M. 16), ha operato in un secondo momento della propria storia, la tra svalutazione dei valori morali e dello steso concetto di Dio.
Dunque la storia d'Israele è la storia della naturalizzazione dei valori naturali (AC.25); al tempo del potere regio si aveva un rapporto naturale con tutte le cose, con il sopravvento della classe sacerdotale si introduce il concetto di peccato, si naturalizza la giustizia, si presenta la calamità come una punizione divina. La morale non è più l'espressione dell'istinto vitale di un popolo, bensì un pervertimento della fantasia. Gli attacchi così duri alla nuova tavola dei valori sono motivati dal fatto che la morale dei sacerdoti (= morale degli schiavi) è antivitale, è l'espressione di uomini in fuga dalla vita, di uomini deboli e perciò contrasta con il concetto di adesione alla vita e di fedeltà alle terra che è alla base della filosofia di Nietzsche. 
Il filosofo oppone al giudaismo lo spirito della cultura greca alla quale, per esempio, completamente estraneo il concetto di peccato, INVENTATO secondo Nietzsche dagli Ebrei (G. S. 135). Una lettura attenta delle opere di Nietzsche, rivela tuttavia una verità sorprendente:egli non è affatto il filosofo antisemita che si è creduto a lungo;difatti critica duramente gli antisemiti del suo tempo e riconosce agli Ebrei numerosi pregi e meriti. Tra questi va loro ascritto quello di aver preservato, in epoca medioevale,  la cultura occidentale, rappresentata dal pensiero greco-romano, dalle contaminazioni orientali (U.T.U. I 475). Nietzsche, che analizza la storia degli Ebrei, riconosce loro una grande sensibilità alla cultura, tant'è vero che, come afferma il filosofo stesso, gli Ebrei del suo tempo possedevano risorse psichiche e intellettuali straordinarie. Inoltre erano dotati della più grande esperienza nei rapporti umani, caratteristiche queste derivate da secoli di persecuzioni e frequenti mutamenti di luoghi e vicini. Il suo apprezzamento per il popolo ebraico è esplicito allorché ne condanna le secolari persecuzioni, non senza colpa di tutto l'Occidente.
Nietzsche affronta la questione della razza pura, intendendola come un punto di arrivo (AU 272); essa è determinata da innumerevoli adattamenti, assorbimenti e separazioni. Antagonista della razza pura è la razza mista che implica commistioni di cultura e moralità. Inoltre nella razza mista vi è disarmonia nei tratti fisici e nei concetti di valore. Il superamento di questi, il raggiungimento dell'armonia nella razza pura, implica anche il possesso di maggiore forza e maggiore bellezza. Il modello di razza pura più volte esaltato da Nietzsche è quello dei Greci, ma accanto adesso indica gli Ebrei, la razza più antica perciò più pura in quanto non mista (F.P. 1884 25/234). 
Possiamo inoltre affermare che Nietzsche anticipa l'idea di un'unità europea (in taluni casi il filosofo sembra auspicare la mescolanza delle razze, cfr. (F.P. 1885- 1887 1/153), alla cui formazione contribuirà anche gli Ebrei disseminati in tutte le nazioni e pertanto elemento unificatore (F.P.1884 26/335). 
Pertanto l'antisemitismo cruento, scatenatosi in Europa a partire dagli anni '30, non può individuare in Nietzsche il suo teorico. Sarebbe un'interpretazione storiograficamente non accettabile e confutabile dalla stessa produzione dell'autore restituita nella sua lezione più pura. Il pensiero di Nietzsche a proposito dell'antisemitismo si può condensare nelle sue stesse parole: "Recentemente mi ha scritto un certo signor Theodor Fritsch di Lipsia. In Germania non c'è nessuna banda di persone più impudenti e stupide di questi antisemiti (…) e questa canaglia osa pronunciare il nome di Zarathustra! Schifo, schifo, schifo! (F.P. 1885 7/67).


Bibliografia
Nietzsche "Atlante della sua vita e del suo pensiero" a cura di  Giorgio Penzo Rusconi 1999
Nietzsche: Opera omnia, edizione Adelphi a cura di G. Colli e M. Montinari