NECESSITA’ E LIBERTA’ NELLA FILOSOFIA DI SPINOZA.

Baruch (Benedetto) Spinoza (SB) elabora un sistema "panteistico" fondato sul concetto dell’assoluta necessità. Questa filosofia struttura in modo organico i principali problemi filosofici: quello della metafisica (D), la teoria della conoscenza (D), l’etica (D), la filosofia politica. La filosofia, per Spinoza, rappresenta una via verso la saggezza e la beatitudine, perciò non si esaurisce nel momento puramente teorico e conoscitivo. La metafisica risulta finalizzata all’etica, intesa come arte del vivere. Nel suo capolavoro "Ethica ordine geometrico demonstrata" il filosofo conduce la deduzione filosofica seguendo un metodo di tipo geometrico, che si scandisce secondo definizioni, assiomi, proposizioni, dimostrazioni, corollari e scolii (delucidazioni).

Renè Descartes (SB) aveva lasciato insoluto il problema dei rapporti tra sostanza estesa (res extensa) e sostanza pensante (res cogitans). Per Cartesio la prima era il dominio della necessità meccanica (D), mentre la seconda era il regno della libertà. Inoltre nel pensiero cartesiano ritroviamo una differenza tra la sostanza divina (prima), che è autosufficiente, e la sostanza umana (seconda).

Spinoza elabora una filosofia della unicità della sostanza: esiste un’unica sostanza increata, eterna, infinita, unica, che si manifesta attraverso infiniti attributi. Di questi infiniti attributi l’uomo può conoscere solo il pensiero e l’estensione, i quali danno origine all’infinita molteplicità di modi. Questi modi di essere sono le manifestazioni particolari degli attributi e sono a loro volta infiniti, ma giungono a determinarsi nei modi finiti e cioè nei singoli corpi e nelle singole idee. Quindi egli non risolve il problema dell’infinito che si finitizza, al quale come scrive G. Schelling, non dà alcuna risposta.

Partendo dal fatto che le idee sono i modi del pensiero e i corpi i modi dell’estensione, si spiega anche il problema della conoscenza: pensiero ed estensione seguono lo stesso ordine necessario e quindi l’ordine e la connessione delle cose è la stessa cosa che l’ordine e la connessione delle idee. Questa dottrina, definita come parallelismo psico-fisico, spiega come la mente umana può giungere alla conoscenza vera della realtà, se riesce a comprendere la necessità che regge l’unica sostanza universale.

Spinoza distingue tre gradi: la conoscenza, dapprima confusa, inizia come immaginazione, prosegue come conoscenza razionale e diventa infine scienza intuitiva, ovvero conoscenza adeguata degli attributi e dei modi divini.

L’essere nella sua interezza, da Dio all’infima delle realtà naturali, obbedisce alle stesse leggi, dominate dalla Necessità. Dio e mondo non costituiscono due enti separati, ma uno stesso ente, poiché Dio non è fuori dal mondo, ma nel mondo, e insieme ad esso costituisce quell’unica realtà che è la Natura. In tal modo Spinoza perviene ad una forma di panteismo che giunge ad identificare Dio e la sostanza con la Natura. Nel Dio-Natura coincidono libertà e necessità ed esso è causa di se stesso, la sua essenza implica la sua esistenza.

L’uomo si appaga nella tranquilla accettazione del corso delle cose, poiché conosce la necessità divina.

Spinoza afferma la naturalità dell’uomo: la nostra specie costituisce una formazione naturale come tutte le altre, sottoposta alle comuni leggi dell’universo. Costruisce una geometria delle emozioni, che non devono essere condannate, ma solo comprese.

L’analisi spinoziana parte dal principio che ogni cosa tende a perseverare nel proprio essere. Da questo sforzo di auto conservazione "seguono" la Letizia che è l’emozione connessa al passaggio da una perfezione minore ad una maggiore, e la Tristezza che è l’emozione inversa. Da questi tre affetti primari derivano il bene, il male e tutti gli altri affetti e passioni..

Spinoza è convinto che lo sforzo di auto conservazione rappresenta la comune legge di comportamento degli esseri viventi, e si identifichi con la ricerca del proprio utile da parte di ogni individuo. Di conseguenza, ogni tentativo di sottrarsi al determinismo naturale risulta, ai suoi occhi, impossibile e il libero arbitrio è solo un’illusione.

Quando Spinoza parla di libertà intende dire che l’uomo, essendo ragione, cioè conoscenza, anziché subire lo sforzo di auto conservazione, può anche manovrarlo consapevolmente ed intelligentemente. In altre parole la libertà dell’uomo non significa essere fuori dal rigido determinismo della sostanza, ma consiste nel porsi come soggetto attivo e non puramente passivo della propria tendenza all’auto conservazione (affinità con la teoria della libertà degli Stoici). Del resto lo stesso Dio risulta libero e necessitato al tempo stesso. La virtù Spinoziana è lo sforzo di auto conservazione divenuto cosciente di sé e saggiamente diretto.

Nella sua teoria politica e nella tolleranza Spinoza, in opposizione con quello che diceva Hobbes (SB), afferma che lo Stato ha dei limiti intrinseci: esso non può sottrarre all’uomo il diritto di pensare e giudicare liberamente. Tuttavia lo Stato è essenziale per l’umanità, per evitare una guerra di tutti contro tutti. Gli uomini devono eleggere a guida la ragione realizzando ciò che è essenziale alla natura umana, cercando l’utilità reciproca. Su queste idee politiche Spinoza fonda la sua teoria della libertà filosofica e religiosa dell’uomo, che è una delle più appassionate difese della libertà di pensiero concepita nel XVII secolo. L’affermazione del diritto alla libertà di pensiero si fonda sulla dottrina della fede: le Sacre Scritture non affermano alcuna verità, ma solamente il principio dell’obbedienza a Dio e dell’amore per il prossimo, e quindi non c’è conflitto tra fede e ragione. La fede consente a tutti la più ampia libertà nel ricercare la verità filosofica ed il principale dovere dello Stato è quello di garantire tale libertà.

Relatore:
Marco Cascianini