MICHELANGELO BUONARROTI

Nei secoli XV°- XVI° vivono varie figure di prima importanza nella storia dell’arte, quali ad esempio Leonardo da Vinci (SB)e Raffaello(SB). L’artista che però ha lasciato in maniera maggiore la sua impronta è senza dubbio Michelangelo Buonarroti(SB), un uomo che vivendo quasi novanta anni si è trovato ad assistere ad eventi quali la caduta dei Medici, la Riforma(ST), la Controriforma(ST) e le lotte tra francesi e spagnoli per il controllo dell’Italia. Il Vasari (SB) scrisse di lui: << é uno spirito inviato in terra da Dio per mostrare la perfezione dell’arte in tutti i suoi aspetti >>.

Michelangelo nasce nel 1475 a Caprese in Valtiberina dove il padre Ludovico era podestà per conto della Repubblica di Firenze. Il ragazzo, fin dall’età adolescenziale si dedica al disegno e nel 1488 entra a far parte della bottega di Davide e Domenico del Ghirlandaio, con un contratto triennale. Nonostante quest’apprendistato, Michelangelo non rimane influenzato dallo stile dei due maestri ma rivolge la propria attenzione a modelli del Trecento e primo Quattrocento, quali quelli offerti da Giotto e Masaccio e Iacopo della Quercia.

1) PRIMO PERIODO FIORENTINO.

Nel 1490 il Buonarroti, spinto da un crescente interesse per la scultura e dal desiderio di una vera libertà artistica decide di recidere il contratto con la bottega del Ghirlandaio.
A seguito di ciò si reca ai "giardini di San Marco" dove i giovani artisti sotto la guida dello scultore Bertoldo, studiavano le opere antiche raccolte da
Lorenzo de Medici(SB).
Il soggiorno presso i Medici rappresentò per l’artista un momento cruciale nella sua formazione. In questo luogo difatti inizia a concretizzarsi in lui l’opinione che ciò che si scolpisce esista già insito ed eterno nel marmo.
Michelangelo vede quindi lo scultore, non come un creatore ma come una persona che ha il compito di liberare l’idea da quel sovrappiù di pietra che la nasconde e la opprime. Inoltre durante tale soggiorno viene a contatto con le massime personalità dell’epoca e in particolare con
Marsilio Ficino(SB).
A seguito di tale incontro Michelangelo scopre le dottrine Neoplatoniche che ispireranno poi il suo ideale estetico e in particolare il concetto che la bellezza esteriore sia un riflesso della purezza interiore.
Al primo periodo fiorentino risalgono le prime opere di scultura come La lotta dei Centauri e La Madonna della Scala. Quest’ultima è lavoro d’evidente ispirazione classica e derivante da Donatello.

2) PRIMO PERIODO ROMANO.

Verso il 1494, Michelangelo è costretto a fuggire da Firenze, che stava per essere presa da Carlo VIII(SB). In un primo momento si reca a Venezia e Bologna per poi trasferirsi, per un breve periodo (1469-1501) a Roma. Tale ambiente è sicuramente più consono di Firenze nello stimolare l’interesse dell’autore per il passato.
Le prime opere del periodo romano sono ‘pervase da un sereno equilibrio classico’. In particolare, nella Pietà di San Pietro (1498-99) il
classicismo(D) assume un significato ben diverso da quello di una semplice imitazione e porta ad una idealizzazione della forma. Difatti, per l’autore, la Pietà non deve narrare lo strazio della madre per la morte del figlio o mostrare il corpo sanguinante di Cristo ma deve riunire l’idea della vita e della morte, assurgendo ad una perfezione divina.
In quest’ottica si spiega l’impianto piramidale del complesso scultoreo. Nella perfezione del volto della Madonna e del corpo di Cristo, Michelangelo vuole inoltre evidenziare il superamento di tutto ciò che è terreno e il raggiungimento della bellezza ideale.

3) SECONDO PERIODO FIORENTINO.

Nel 1501 il Buonarroti abbandona Roma e si reca di nuovo a Firenze; ha così avvio il secondo periodo fiorentino. Lo stesso anno del ritorno inizia la creazione del David. Questa è una delle opere più conosciute di Michelangelo e nella quale si comincia a scorgere il superamento del classicismo. Infatti benché l’impianto sia classico, d’origine Policletea, con una corrispondenza inversa tra arti inferiori e superiori (chiasma), vi è però un crescendo d’interesse dal basso verso l’alto, fino a giungere alla testa, la quale è sede del pensiero che guida le azioni umane.
Infine Davide è rappresentato gigantesco poiché la grandezza fisica simboleggia quella morale. Successivamente vengono commissionati a Michelangelo vari altri lavori tra cui, nel 1504, l’affresco della sala del Gran Consiglio nel Palazzo Vecchio di Firenze. Quest’opera rimase però incompiuta e lo stesso cartone, dove il Buonarroti eseguì le immagini preparatorie andò perduto.

4) SECONDO PERIODO ROMANO.

Nel 1505 viene chiamato di nuovo da Papa Giulio II (SB) a Roma, con l’incarico di preparargli il mausoleo funebre. Nonostante tale progetto non fosse andato in porto il Papa chiese comunque all’artista di affrescare la Cappella Sistina. Michelangelo, dopo varie resistenze accettò l’incarico.
Il lavoro, destinato a divenire la sua opera più famosa, era visto dall’autore come un qualcosa di molto proibitivo poiché bisognava dipingere più di 5oo metri quadrati di superficie. L’affresco lo impegnò per quattro anni dal 1508 al 1512. Nell’opera i motivi pittorici sono tratti dal libro della Genesi e già dalla loro impostazione si capisce il difficile momento che all’epoca di Michelangelo il mondo cristiano stava attraversando. In alcune parti, come nella scena della Creazione di Adamo, tensioni che saranno proprie della riforma e della controriforma si fondono.
Infatti nel particolare si osserva che mentre Dio giunge in volo da destra per dar vita ad Adamo, quest’ultimo è sdraiato su un lembo arido di terra, come se, per il solo fatto di essere nato, avesse già subito la condanna. Le tinte tendono al cangiante e le diverse tonalità luminose conferiscono rigore alle immagini. Infine a conferire armonia e volume all’intero affresco concorrono le molte realizzazioni architettoniche: capitelli, colonne e altari che vengono inseriti come per sostenere le figure.

5) PERIODO DELLE OPERE LAURENZIANE.

Dopo che nel 1513 muore papa Giulio II e gli succede Giovanni de Medici, ha inizio per il Buonarroti il periodo delle opere laurenziane. Sono questi gli anni a partire dai quali è possibile scoprire che egli oltre ad essere un abile scultore e pittore è anche un ottimo architetto.
Difatti nel 1518 gli viene affidato l’incarico, per conto del papa, di portare a compimento la facciata della basilica di San Lorenzo, complesso progettato dal
Brunelleschi(SB) e per vari motivi mai portato a termine. L’opera nella quale è però maggiormente presente la mano di Michelangelo è senza dubbio la Sacrestia Nuova, situata all’interno della chiesa e vicino alla Sacrestia Vecchia del Brunelleschi. Le due opere, pur presentando varie analogie, sono concettualmente diverse.
Mentre in Brunelleschi la pietra serena ha la funzione di definire geometricamente lo spazio mediante la prospettiva lineare, in Michelangelo il grigio della pietra determina un risalto dal piano di appoggio. Anche le pareti, invece di essere superfici neutre come nel passato, risultano mosse e la loro parte inferiore è composta da materiale nobile: il marmo di Carrara.
Infine nell’opera, diversamente dal passato, la scultura non è subordinata all’architettura ma risultano un corpo unico, atto a formare un ambiente plastico. Prova di ciò sono i sepolcri di Giuliano di Nemours, di Lorenzo duca di Urbino e lo stesso monumento funebre di Lorenzo de Medici.
Quasi contemporaneamente alla creazione della Sacrestia Nuova, Michelangelo portò avanti (1523) un atro imponente complesso , la Biblioteca Laurenziana, consistente in un vestibolo e in una grande sala di lettura.
Il vestibolo è di limitate dimensioni ma ha però imponenti colonne incastrate sul muro e molte finte finestre.
In gran parte è occupato da una fantasiosa scala che porta alla sala di lettura, separata da questo per mezzo di una porta sormontata da un frontone spezzato. La concezione della sala è assolutamente originale poiché, contro la consuetudine quattrocentesca che prevedeva un ambiente tripartito da colonne, Michelangelo progetta una sala rettangolare le cui pareti sono costellate di lesene che a loro volta contengono le finestre.

6) ULTIMO PERIODO ROMANO.

Nel 1534 l’artista lascia nuovamente Firenze per Roma. Qui riceve l’incarico di portare a termine con la composizione del Giudizio Universale, il lavoro iniziato anni prima nella Cappella Sistina. Quest’ ultimo immenso affresco, suscitò però molte perplessità, non per l’indiscusso valore artistico, ma per i nudi presenti in esso.
Il Giudizio della Sistina difatti rispecchia il travaglio che Michelangelo viveva in quel periodo. Egli rimase colpito profondamente dalle vicende che avevano portato alla riforma luterana e attraverso amicizie si era legato ad un gruppo di riformatori desiderosi di inaugurare un cattolicesimo evangelico.
Se tutto ciò viene unito al clima controriformistico venutosi a creare a Roma dopo la scomunica di
Lutero(SB) è comprensibile il suo sempre più rigoroso misticismo(D) che lo portò a vedere la misericordia divina come unico mezzo per la salvezza.
Negli ultimi anni di vita Michelangelo lavorò alla realizzazione di varie opere. Molto importante fu la sistemazione del colle del Campidoglio. Quest’ultimo si presentava ai primi del 500 in condizioni di abbandono; cosicché papa
Paolo III(SB) incaricò l’artista di collocare al centro della piazza capitolina la statua di Marco Aurelio, di costruirvi il palazzo senatorio e, ai lati, i due palazzi dei Conservatori.
L’architetto decise come prima cosa di cambiare l’orientamento del complesso, non più rivolto verso i ruderi del foro ma rivolto verso la parte moderna della città. Il pavimento della piazza viene disegnato con quadrangoli inscritti dentro un ovale al cui centro c’è la statua equestre di Marco Aurelio.
L’ultimo grande lavoro prima della morte (1564) fu la progettazione e realizzazione della basilica di San Pietro, affidatagli sempre da Paolo III nel 1546.
La ricostruzione di San Pietro era già iniziata nel 1506 ma nonostante il passare del tempo e il susseguirsi di architetti come il Bramante, Raffaello e Antonio da San Gallo il giovane, all’epoca in cui subentrò il Buonarroti, i lavori di ricostruzione non erano ancora iniziati ed anzi non si era certi neppure del progetto da mettere in atto.
Su questo punto, Michelangelo, smentendo Antonio da San Gallo decise di adottare, anche se con molte innovazioni, come idea guida, il progetto del Bramante che consisteva in una basilica a pianta a croce greca, sormontata da una cupola.
Fra le innovazioni sono senza dubbio importanti l’aumentata luminosità interna raggiunta anche attraverso giochi chiaroscurali, e la decisione di porre esternamente immensi semipilastri sormontati da imponenti capitelli.
L’anno della scomparsa del Buonarroti i lavori, tranne che per la volta della cupola, potevano dirsi conclusi.

Relatore:
Alessandro Grelli