LA "CRISI DELLA COSCIENZA EUROPEA":
IL PRIMO SETTECENTO, ETÀ DEL RINNOVAMENTO

Per certi aspetti il Settecento si pone in continuità con il Seicento, per altri ne segue la rottura. Infatti, la crisi delle certezze, già presente nel Seicento negli ambienti intellettuali, continua anche nel Settecento, ma diversa è la "reazione" che segue a questa crisi. Nel Seicento era sfociata nella letteratura, in una forzata e innaturale ricerca della sensualità, della meraviglia e in un conseguente ampliamento del poetabile e, aspetto più interessante, nell'uso della metafora (D) considerata da qualcuno "strumento eversivo di una normalità avvertita come pericolante e avviata alla disgregazione...", e "strumento della fondazione di un nuovo ordine, che si basa sulla esplorazione delle possibilità creative e conoscitive implicite nel linguaggio e non ancora utilizzate...." (Dalla Storia al Testo, dal Testo alla Storia-PARAVIA).La sostituzione di un termine con un altro implica una possibilità di comparazione, una qualche forma di somiglianza e quindi una possibilità di collegamento. Anche nel Settecento si cerca di dare un nuovo ordine, basato però sulla ragione. La ricerca di un nuovo ordine enfatizza la crisi delle certezze, che si traduce in crisi del dogmatismo (D) nel campo del sapere, e in crisi dell'assolutismo in campo politico. Se si considera il periodo nella sua globalità, si parla come appunto sostiene Paul Hazard di "crisi della coscienza europea", che ha la sua base in una disponibilità alla discussione e all'indagine razionale.

Uno dei filoni culturali che ha contribuito a definire quest'età come "rinnovamento" è quello costituito dall'evoluzione scientifica e dalla razionalità del metodo che ne consegue. Infatti fondamentale in questo contesto è il metodo con il quale si affronta lo studio della Natura (D). Questo rappresenta un elemento di unione con il Seicento, poiché già Galilei (SB), Bruno (SB) e Francesco Bacone avevano "studiato" la Natura, e posto quindi le basi affinché questo studio potesse continuare anche nel secolo successivo.

Il contributo di Newton (SB) è soprattutto costituito da concetti di fisica: per primo infatti distingue il peso dalla massa (ST), generalizza la nozione di forza (D) collegandola all'accelerazione (D) (e non alla velocità (D) come prima si credeva), stabilisce i principi della dinamica (D) e la teoria di gravitazione universale. Newton "studia" la Natura, ne comprende i meccanismi, ma alla base di tutto c'è l'idea di un moto assoluto riferito allo spazio vuoto, il che presuppone un tempo e uno spazio assoluti. La Natura, la materia, sono intese come assolute nel loro intimo e nella loro costituzione. La ragione è proprio strumento, mezzo di indagine del reale e ciò ha un notevole impulso anche nello sviluppo delle scienze umane e naturali. È quindi una nuova idea della ragione che si afferma, ne viene esaltata l'utilità e quindi il nuovo uso. Lo schema di lettura del mondo è in questo periodo la fisica, in particolare quella di Newton. Si avvertono negli ambienti culturali le influenze dell'empirismo (ST) di cui possiamo considerare Locke (SB) come il rappresentante che, riconducendo tutto il conoscere ai sensi, dà avvio al sensismo.

Egli elabora infatti una teoria secondo la quale le idee si fondano esclusivamente sull'esperienza empirica (cioè la sperimentazione), ma da essa possiamo ricavare solo un "tipo" di idee, quelle che Locke chiama idee semplici. Le idee complesse invece, benché infinite come numero, si possono ricondurre a tre categorie: i modi, le sostanze e le relazioni. Ma l'opera di Locke è particolarmente significativa per quanto riguarda l'idea complessa di sostanza. La sostanza non è mai percepita, è qualcosa che si "immagina" essere a fondamento delle idee. Pertanto della sostanza in quanto tale non è possibile asserire nulla di certo per essere coerenti con il presupposto precedente. Siamo vicini alla negazione dell'esistenza della sostanza, ma Locke non lo afferma, al contrario Berkeley lo introdurrà per la sostanza materiale e Hume lo estenderà anche per quella spirituale.
Di particolare interesse è un passo del Muratori, tratto da "Riflessioni sopra il buon gusto nelle scienze e nelle arti", capitolo tredicesimo, parte seconda dedicata alla storiografia, "Una lezione di metodo: accertare, vagliare, interpretare". Sono proprio questi tre termini che racchiudono tre essenziali concetti ai fini di una indagine L'aspetto razionale della realtà. interessante è che per mezzo dello Muratori
strumento filologico (D) applicato al documento nell'ambito dello studio, il perviene ad una disposizione critica, ed una tensione conoscitiva anche nei confronti del presente che cerca di correggere secondo i suoi stessi criteri di razionalità e rigore.In questo contesto si afferma una laicizzazione della cultura che diventa autonoma, mezzo di indagine ed inoltre caratterizzata da precise finalità. Nell'età del rinnovamento si hanno infatti molti esempi di studi di revisione storica, in particolare con Muratori già citato, Giannone, Maffei e Vico. Muratori e Giannone sono particolarmente significativi per il lavoro sul Medioevo, e Vico per la sua dottrina della storia. Muratori fornì una eccezionale quantità di materiali che saranno la base per gli studi storici sul medioevo in Italia. Nella sua attività Muratori svolse una funzione di stimolo ad una più razionale organizzazione della società civile. Nella sua cultura prevalgono interessi giuridici, storico-eruditi, letterari, filosofici e religiosi, ed essa sfocia spesso in indicazioni pedagogiche e politiche. Di particolare importanza è il trattato Della perfetta poesia italiana (1706) in cui tenta di conciliare la nuova prospettiva razionalistica con le componenti fantastiche della poesia, ereditate dal Barocco (D).

Per quanto riguarda Giannone, egli lavorò molto a lungo sulla Istoria civile del regno di Napoli, ed è proprio in quest'opera che si impegna a ricostruire l'origine dei poteri civili e ecclesiastici nel Meridione. Dall'opera di Giannone si ricava un modello radicalmente nuovo di storiografia, attenta soprattutto ai processi di evoluzione delle istituzioni civili (ne derivò una denuncia degli abusi dei poteri ecclesiastici). Ma l'opera più significativa di Giannone è la sua autobiografia, Vita di Pietro Giannone, in cui il protagonista si propone come un modello della nuova razionalità borghese, e stabilisce i termini con le istituzioni politiche.
In questo ampio contesto culturale si afferma una concezione del sapere priva di limiti rigidi tra i diversi campi del conoscere: "la nuova cultura della concretezza e dell'esperienza attribuisce un rilevo essenziale alle scienze della natura, favorisce la nascita di nuove discipline e modifica l'orizzonte retorico-letterario della cultura umanistica, ma non provoca ancora una rottura del sapere. L'uomo di cultura, quale che sia la sua specializzazione, fa parte di una comunità universale, i cui membri sono in genere definiti con il termine di letterati" (Giulio Ferroni). Alle lettere "non appartengono soltanto la letteratura e la poesia, ma l'intero ambito della conoscenza, che si comunica essenzialmente attraverso la scrittura ed entra così in una discussione di respiro internazionale" (Giulio Ferroni). È la cosiddetta "Repubblica delle lettere" favorita da contatti epistolari che facilitavano la comunicazione ed il confronto fra i vari ambienti letterari; i viaggi sono una nuova "mania", c'è una generale apertura al mondo, e ciò comporta una affermazione più marcata del relativismo (a questo proposito è da ricordare la "Lettera sulla tolleranza" di Locke che, benché precedente rispetto al contesto qui esposto, si pone come premessa all'affermazione del relativismo). Questo porterà alla concezione del cosmopolitismo, della tolleranza che sono valori propri dell'Illuminismo. La comunicazione è anche favorita dalla crescente e continua diffusione della stampa. Sul piano letterario vero e proprio i caratteri di razionalità e di evidenza della conoscenza, quindi di buon gusto nell'estetica, si traducono nella formula dell'Arcadia, un'accademia nata a Roma nel 1690 sulla scia di una stanchezza del Barocco, di un disgusto per la sensualità nella lirica ritenuta quasi non morale. L'Arcadia, nelle sue peculiarità, propone nella finzione una società ideale che prende il posto di quella reale riproducendone le stesse forme e regole. In questa ricerca di un nuovo ordine si intende rilanciare la tradizione, i valori classici (D), trasferendoli sul piano dell'utopia (D), ma il recupero della razionalità è compromesso dall'artificio. L'Arcadia è chiaramente una risposta italiana alla crisi della coscienza europea ed unifica il mondo intellettuale, dove la poesia è essenziale strumento di comunicazione. L'Arcadia, intesa quindi in opposizione al Barocco, vuole proporre un classicismo basato sulla razionalità, sul buon gusto e sulla semplicità, riplasmando il gusto delle persone, proponendo anche una condotta di vita naturale.

La compresenza di tutti questi elementi "comporta" inoltre una nuova concezione del rapporto natura-ragione, ed una conseguente apertura all'Illuminismo (ST). La ragione di Cartesio è ragione "pesante", fonda i principi e ricava la conoscenza determinando lo scibile umano. Il cogito è fondamento del sapere, e nel cogito la ragione trova le idee: la conoscenza è fondata tramite un procedimento logico e deduttivo. Nell'Illuminismo la ragione è strumento critico, funzionale ad una interpretazione del reale, non in modo logico-deduttivo, ma anzi in maniera che tenga conto della realtà consapevolmente vagliata dalla ragione stessa. È la ragione che deve definire gli strumenti critici che le appartengono. L'approccio di tipo filosofico è empirista, e questa nuova cultura è uno stadio dell'evoluzione del pensiero filosofico empirista. La concezione illuminista della ragione si propone quindi come una sintesi fra il razionalismo cartesiano e l'empirismo.

L'epicentro di tutti questi movimenti è la Francia, e qui il ruolo che l'illuminista si dà è quello di proporre e perseguire un'analisi critica della realtà. Interessante è il fatto che nel pensiero degli illuministi in genere prevalgano gli argomenti di filosofia pratica. La società è vagliata criticamente nella sua globalità, così che si possono individuare i motivi che ne impediscono il corretto sviluppo e "rimuoverli". La ricerca del settecento si pone in continuità con la tradizione inaugurata in età moderna da Machiavelli (SB), che per primo concepì l'autonomia del politico e si era sviluppata in autori come Grozio, Hobbes (SB) e Locke, e giunge a teorizzare la concezione del potere tripartito proposta da Montesquieu così come oggi la intendiamo. Un tentativo di riformare la società verrà introdotto dal "dispotismo illuminato", ma questo sforzo, particolarmente in Francia, resterà al di sotto delle necessità, ciò aprirà la strada alla Rivoluzione francese. .

 

Relatore:
Luca Torre