Da XVIII
secolo avvengono grandi mutamenti nella struttura economica mondiale tali da
cambiare la vita dell’umanità.
Si verifica una grandissima crescita demografica causata da un miglioramento
delle condizioni igienico-sanitarie e alimentari, da una diminuzione della
mortalità , da un attenuarsi della carestie e delle malattie epidemiche. Si
assiste anche ad un aumento delle produzione agricola, ad un vertiginoso aumento
dell’attività industriale, al dilatarsi degli scambi e dei commerci nello
scacchiere mondiale. L’Inghilterra acquisisce il predominio nel commercio
mondiale, grazie al favore accordato alla nascente borghesia ed attività
capitalistica, al suo quadro politico stabile, alla tutele rigorosa del marcato,
alla promozione della tecnica e della
scienza, alla garanzia delle libertà
personali.
Ecco alcuni dati sul commercio europeo settecentesco:
America
settentrionale. Esporta per la maggior parte materie prime. Verso
l’Europa: pesce, pelli, tabacco, legname, grano, riso, mais. Cereali,
pesce, legname, verso le Antille. Rum verso l’Africa. Importa
dall’Europa manufatti e dalle Antille melassa e zucchero. Dall’Africa:
schiavi. Questo intreccio di importazioni ed esportazioni dà origine al
cosiddetto “commercio triangolare”: Quindi: l’America del Nord importa
dall’Africa schiavi di che vende nelle Antille in cambio di zucchero e
melassa. L’America del Nord esporta verso le Antille legname e cereali,
acquista zucchero e melassa che rivende all’Inghilterrra in cambio di
manufatti.
America
centrale e meridionale. Anche in questo caso i prodotti esportati sono
materie prime. Dal Messico all’Europa: argento. Dalle Antille verso
america ed Europa: malassa, zucchero, caffè. Dal Brasile all’Europa: oro,
caffè, pelli, argento, cacao. La piantagione della canna da zucchero , che
si sviluppa in Brasile e nelle Antille, è uno dei simboli dei prodotti
tropicali. Prodotti importati da Brasile e dalle Antille: schiavi, legname,
cereali.
Africa. I
traffici commerciali che interessano l’Africa sono controllati prima dal
Portogallo, poi dall’Olanda e dalla Francia, infine dall’Inghilterra e
dagli Arabi. Le direzioni sono verso l’America, l’Europa, l’Asia. Qui
il commercio principale si basa sulla compravendita di
uomini., il cui
prezzo varia a seconda della maggiore o minore offerta, dall’età, dal
sesso. Valutare il numero degli schiavi coinvolti in tale fenomeno è
difficile, ma i dati più certi parlano di circa 10 milioni, anche se tale
dato non prende in considerazione i morti durante la cattura e il trasporto.
E’ l’Inghilterra che, vittoriosa nella guerra di successione spagnola,
secondo gli accordi stipulati nel 1713, riceve il monopolio, cioè
l’esclusiva del trasporto e della vendita degli schiavi neri verso
l’America.
L’Europa fornisce le merci di esportazione e le navi, l’Africa le
mercanzie umane, l’America le piantagioni e le materie prime. L’Europa
è il mercato delle materie prime dell’America.
Europa.
E’ il motore del commercio internazionale. Verso il 1780 circa il 75% dei
commerci mondiali fanno capo all’Europa. Agli inizi del Settecento il potere oltremare è ancora diviso tra Spagna, Inghilterra,
Francia, Paesi Bassi; ma i rapporti di forza sono mutati: i veri
protagonisti sono ora Inghilterra e Francia; anche se è l’Inghilterra a
prevalere grazie alla sua maggiore flessibilità nell’organizzazione degli
scambi, alla flotta militare e commerciale di prim’ordine.
Tra Seicento e Settecento in virtù del cosiddetto “patto coloniale”
ogni nazione madrepatria ha il monopolio dei commerci con i propri
possedimenti oltremare. Questa norma ha come avversario l’elemento europeo
che ormai da tempo vive nelle colonie e che ormai è insofferente di subire
un così rigido controllo che impedisce il libero commercio e alcune delle
stesse nazioni europee, che si sentono troppo condizionate da ciò. La lotta
per il predominio commerciale non avviene solo attraverso accordi ma spesso
è determinata da pratiche illegali: navi corsare che spesso agiscono, dopo
accordi segretissimi su indicazione e per conto dei propri governi.
Inghilterra e Francia, in questo periodo, impiantano in India un proficuo
commercio di cotone e di tè. Anche queste nazioni cercano il monopolio
attraverso società private sostenute dallo stato: è il caso della
Compagnia delle Indie orientali e quella delle Indie occidentali. Tutte la
nazioni europee che operano in oriente badano a crearsi in quei luoghi basi
d’appoggio, punti d’acquisto, di vendita, di carico e scarico ben
protetti.
L’interesse di Londra alle relazioni commerciali internazionali e
all’economia su scala planetarie cresce enormemente. Essa vara
provvedimenti severissimi, come l’Atto di navigazione, per tutelare i
propri mercanti e i propri mercati: le merci di Africa, America ed Asia
possono essere trasportate solo su navi inglesi. La politica commerciale
inglese si differenzia da quella degli altri paesi. L’Inghilterra,
infatti, contravvenendo alle dottrine mercantilistiche, sceglie la strada di
usare i metalli preziosi per incrementare gli scambi: una scorta di merci è
molto più utile di una riserva di metalli, in tal modo i tassi di interesse
si mantengono bassi e è possibile alle imprese prendere a prestito capitali
per sviluppare le proprie attività. Dal 1700 al 1789 il commercio estero
inglese aumenta di ben quattro volte.
Asia. Le
nazioni asiatiche hanno un limitatissimo commercio oceanico poiché tutto ciò
che viene esportato è diretto e controllato dalle nazioni europee. Si
esportano materie prime e manufatti. Il commercio
tra l’Asia e l’Europa è dominato da tre grandi compagnie
commerciali che sono: Compagnia olandese delle Indie orientali, Compagnia
inglese delle Indie occidentali, Compagnia francese delle Indie.
Un salto di qualità per il commercio europeo si ebbe con la rivoluzione dei
trasporti a metà del secolo XIX. L’apertura degli istmi di Panama e di
Suez accorciò sensibilmente le rotte commerciali
transoceaniche. Il
commercio transcontinentale, gestito dagli europei, conobbe allora una
crescita esponenziale. Il predominio britannico si rafforzò dopo la
sconfitta della Francia napoleonica con la scelta del liberalismo economico
come scelta per lo sviluppo. Londra divenne centro mondiale del commercio di
intermediazione: raccoglieva nei suoi porti merci straniere che poi
rivendeva egli acquirenti esteri.
Nel corso dell’Ottocento immensi spazi (America del Nord, Canada,
Australia) vennero conquistati e andarono coprendo un ruolo via via più
rilevante nel mercato mondiale degli scambi. America e Canada forniscono
all’Europa: pellicce, legname, cotone e oro. Lana giunge invece
dall’Australia. Intorno al 1870 è possibile parlare, con ragione, di un
sistema economico mondiale, a cui partecipano, anche se in minima parte,
tutte le regioni abitate della Terra. In questo ambito il ruolo
dell’Europa è ancora
preponderante anche se la progressiva concorrenza statunitense e tedesca
ricondusse la Gran Bretagna su posizioni difensive alla fine del secolo. Le
potenze industriali emergenti in Europa intesero il colonialismo come la
possibilità di creare aree commerciali protette. A questa concezione gli
USA contrapposero la logica della “porta
aperta”, forti delle loro possibilità produttive.
Ad aspre rivalità commerciali erano riconducibili alcuni tra i più gravi contrasti tra le potenze economiche, ma l’arma del protezionismo economico non impedì al commercio mondiale di crescere a ritmi mai prima conosciuti.
Fonti:
- Carlo Cartiglia
- 2.Nella storia, Loescher