Seconda Fase della Prima Rivoluzione Industriale

Fu soprattutto nel XIX secolo con la creazione del sistema industriale che il capitalismo dimostrò la sua forza rivoluzionaria. Gli anni dal 1830 alla metà del secolo lo rivelarono con un'evidenza ben maggiore che nella prima fase della rivoluzione industriale. L'economia europea restava ancora prevalentemente agricola e nella stessa Inghilterra il numero degli addetti all'agricoltura superava ancora quello degli operai in fabbrica. In quegli anni il sistema industriale continuò ad espandersi sia in rapporto alle altre branche dell'economia sia dal punto di vista territoriale. La seconda fase dell'espansione industriale ebbe come sua caratteristica il predominio dell'industria metalmeccanica sull'intera struttura industriale. Da allora, la potenza economica di ogni paese cominciò ad essere valutata in rapporto alla sua produzione siderurgico-meccanica e dal numero di cavalli vapore utilizzati. Ciò non fu dovuto soltanto al crescente uso di macchine nelle fabbriche tessili, ma anche soprattutto al fatto che allora ebbe inizio l'era delle ferrovie e della navigazione a vapore. I nuovi mezzi di comunicazione rivoluzionarono ancora una volta l'economia: l'industria siderurgica e meccanica acquistò maggiore importanza; si intensificarono enormemente i rapporti commerciali e gli spostamenti; la struttura bancaria dovette adeguarsi alla necessità di finanziare imprese di proporzioni sempre più vaste; crebbero le dimensioni delle aziende; la gara alla diminuzione dei costi, mediante macchine sempre più perfezionate e innovazioni tecniche, diventò la regola dell'economia più progredita. Tra il 1830 e 1850 si affermò universalmente l'idea, contro la quale si schieravano durante la restaurazione i reazionari e i fautori dell'antico regime, che la prosperità economica dipendeva essenzialmente dal livello di industrializzazione.
I paesi che possedevano le materie prime necessarie all'attrezzatura e al funzionamento delle fabbriche, principalmente carbone e ferro, si trovarono naturalmente avvantaggiati rispetto ad  altri. Il possesso delle materie prime non era comunque sufficiente a garantire l'ingresso nell'area industriale. Erano infatti necessari: capitali, manodopera, condizioni favorevoli di mercato e una legislazione moderna. Gli altri paesi si trovavano in una situazione diversa e, generalmente, meno favorevole rispetto a quella in cui si trovava l'Inghilterra nel momento della rivoluzione industriale. Per questo, l'intervento dello Stato a sostegno dell'iniziativa privata industriale ebbe nel continente europeo un ruolo maggiore che in Inghilterra. (Villari).
Mentre il sistema industriale crebbe nelle regioni più avanzate, il divario tra questi e i paesi più industrializzati si fece più profondo e invalicabile, lasciando alle successive generazioni un problema di enormi dimensioni, forse il più difficile tra quelli che si presentano oggi all'umanità. Società fino ad allora statiche e inerti furono quindi investite e messe in movimento e le loro antiche strutture economiche furono scardinate, come avvenne in India, per essere adeguate alle crescenti esigenze dell'industria europea. Lo sviluppo ineguale si configurò fin dall'inizio come una caratteristica non facilmente eliminabile del nuovo sistema che si veniva creando.
Sicuramente la seconda fase dell'industrializzazione è legata all'enorme sviluppo delle comunicazioni. La rete di strade carrozzabili, canali navigabili e vie fluviali fu ampliata con un ritmo mai conosciuto fino ad allora; finalmente l'uso della macchina a vapore come mezzo di locomozione aprì nuove ed immense possibilità alla tecnica dei trasporti. Il boom ferroviario era soltanto agli inizi e pochi paesi possedevano una rete che potesse svolgere un servizio economicamente apprezzabileUn altro ruolo fondamentale nell'impianto dell'industria venne rivestito dalla mobilitazione di capitali. Infatti, banchieri e affaristi trovarono nel credito industriale un immenso campo di attività verso il quale orientare i risparmi. Pionieri del nuovo orientamento del capitalismo finanziario furono i fratelli Pereire, ma anche altre dinastie bancarie tradizionali, come quella dei tedeschi Rothschild, allargarono il campo delle loro attività specialmente al finanziamento delle compagnie ferroviarie. Capitali francesi ed inglesi finanziarono imprese private o impianti di servizi pubblici in diverse parti d'Europa. La grande banca privata acquistò una decisiva influenza nella vita economica e politica.
Un'altra via per il finanziamento di imprese industriali furono le società per azioni, la cui diffusione fu incrementata dalla legge che stabiliva la responsabilità limitata dell'azionista fino all'importo delle azioni possedute. Le società per azioni facilitarono la concentrazione dell'attività produttiva in aziende di grandi dimensioni secondo una tendenza che si sviluppò più tardi fino alla creazione dei trusts o monopoli. (Villari)