Dopo il 1880 sia
gli stati di antica formazione, sia quelli che avevano raggiunto da poco
l’unità nazionale (Belgio, Italia, Germania) iniziarono la corsa alla
conquista delle colonie.
Gli stati europei, sull’esempio di quanto già avevano iniziato a fare
Inghilterra e Francia precedentemente, piantarono le loro bandiere in ogni parte
del mondo (Americhe, Africa, Asia), dando vita ad un nuovo colonialismo.
Al contrario della forma di colonialismo della prima età moderna,
quest’ultimo è caratterizzato dal fatto che prima interviene lo stato europeo
a conquistare militarmente la colonia e poi gli industriali e i commercianti di
questo stato sfruttano le materie prime della colonia e vi vendono i loro
prodotti (Trade after the flag).
Le cause fondamentali dello sviluppo coloniale europeo nel XIX secolo furono:
Lo
spirito imperialista: gli stati europei, animati da un forte spirito di
conquista, non potendo allargare i propri territori nel vecchio continente
si espansero in Africa e in Asia per dar prova ciascuno della propria
potenza.
Lo
sviluppo economico europeo: le industrie, anche quelle in via di
sviluppo, avevano bisogno di materie prime (carbone, petrolio, cotone, ecc.)
che sia nel continente asiatico che in quello africano erano molto
abbondanti.
L'intero mondo diviene un unico mercato dominato dai grandi gruppi economici
di fabbriche, terre e denaro, i quali possono realizzare
enormi ricchezze a condizione che i costi di produzione rimangano bassi, si
amplino i mercati di vendita e le aree di investimento dei capitali
accumulati.
Vendendo a prezzi elevati e comprando a prezzi bassi, come sarà consentito
dai trattati imposti a molti paesi, monopolizzando i commerci e le risorse
dei paesi colonizzati, o appropriandosi delle loro ricchezze col sistema
delle imposte, Gran Bretagna,
Francia e Olanda, potranno finanziare il loro
sviluppo e il loro bilancio statale, costituendosi nello stesso tempo come
polo dell'economia mondiale, mentre la periferia sembra sempre più
condannata alla dipendenza totale e ad un impoverimento senza rimedio.
Le crisi di sovrapproduzione, inoltre,
avevano mostrato come era sempre incombente il pericolo che i mercati
europei non riuscissero più a smaltire tutte le merci prodotte. Perché
queste non rimanessero invendute era necessario assicurarsi la disponibilità
di mercati sempre più popolosi, dove i paesi conquistatori
avrebbero potuto vendere con profitto i prodotti delle loro industrie.
Da considerare un incentivo importante per lo sviluppo della colonizzazione è anche l’incremento demografico: la popolazione europea dopo la metà del ‘800 era aumentata moltissimo. Diventava quindi sempre più difficile per coloro che costituivano la manodopera trovare possibilità di lavoro e materie prime sufficienti, tanto che molti emigrarono nelle colonie per avviare lì una nuova attività.