LE ONDE ELETTROMAGNETICHE
L'introduzione del modello
ondulatorio nell'ambito dell'elettromagnetismo e delle sue applicazioni è dovuta al
fisico-matematico scozzese James Clerk Maxwell (SB) (1831-1879), il
quale con il suo "Treatise on electricity and magnetism" (1873), che contiene
completamente sviluppata la teoria del campo elettromagnetico, riuscì a comporre in
armonica unità di concezioni fisiche e trattazioni matematiche i fenomeni ottici,
elettrici e magnetici.
La sua opera fu ripresa in un primo momento da Heaviside che la rivide e la perfezionò, ed in seguito da Hertz che confermò sperimentalmente l'esistenza delle onde elettromagnetiche e conferì quindi definitiva validità al modello maxwelliano.
Le onde elettromagnetiche sono onde trasversali che comportano la propagazione di campi elettrici e magnetici attraverso lo spazio. I vari tipi di onde elettromagnetiche differiscono tra loro soltanto per la lunghezza d'onda e per la frequenza.
Lo studio dei fenomeni legati a questo tipo di onde è risultato molto interessante e proficuo soprattutto nel campo della tecnologia, si pensi all'utilizzo delle onde radio, dei raggi g, dei raggi X, delle microonde o allo studio degli eventi luminosi.
Maxwell pose le basi della sua teoria analizzando le proprietà dei campi elettrici e magnetici, e muovendo, nella sua ricerca, dalle leggi fondamentali dell'elettrologia e del magnetismo, giungendo ad un completamento e superamento delle stesse, che gli consentì di prevedere teoricamente la propagazione delle onde elettromagnetiche.
Consideriamo dunque l'interazione tra un circuito ed un campo
magnetico, che come è noto agisce sugli elettroni del primo tramite la forza di Lorentz: nel qual caso ci sia una variazione di flusso del campo magnetico in
questione generando una corrente indotta. Risulta evidente dalla legge citata che la F agente è direttamente proporzionale alla carica e
dell'elettrone.
Volendo introdurre nello studio di tale fenomeno il campo elettrico E indotto, questo risulterà individuato dal vettore:
che è indipendente dalla carica e.
Ne concludiamo quindi che il campo elettrico indotto E è causa della corrente anch'essa indotta; infatti il circuito inserito è utile soltanto al fine di rilevare, a mezzo della corrente, l'esistenza del campo elettrico, il quale si produce in conseguenza della sola variazione di flusso d'induzione magnetica, e non dipende quindi dalla presenza o meno del circuito.
Vogliamo ora introdurre la circuitazione del campo elettrico indotto
appena definito, poiché lo studio di tale grandezza risulta particolarmente importante
per la sua caratterizzazione. A tal proposito prendiamo in considerazione un campo
magnetico uniforme in cui si trova inserita una spira rettangolare come quella in figura.
Se estraiamo parte della spira si produce una f.e.m. indotta in conseguenza della variazione del flusso del campo magnetico, uguale al rapporto tra il lavoro della forza di Lorentz, compiuto per spostare un elettrone lungo il tratto AB, e la carica e dell'elettrone.
Considerando che la forza di Lorentz è nulla lungo il lato CD, e perpendicolare alla velocità degli elettroni lungo i tratti BC e AD, e quindi non compie lavoro, concludiamo che la f.e.m. presa in esame è il lavoro della forza di Lorentz compiuto lungo l'intera spira, ovvero la circuitazione della suddetta forza, diviso la carica dell'elettrone.
Possiamo ora affermare che la circuitazione lungo la spira del campo elettrico indotto è rappresentata dalla f.e.m. indotta.
Poiché infine la legge di Faraday-Neumann è valida qualsiasi sia la forma del circuito e l'intensità del campo magnetico, possiamo generalizzare il risultato ottenuto e scrivere la circuitazione del campo elettrico indotto attraverso la seguente:
ove DF(B) è la variazione del flusso nell'intervallo di tempo Dt, e la presenza del segno meno è da ricondurre alla legge di Lenz.
E' importante osservare inoltre che la variazione di flusso che origina il campo elettrico indotto, può essere determinata da un campo magnetico variabile e che il campo elettrico così generato non risulta conservativo, in quanto C(E) ¹ 0, diversamente dal campo prodotto da cariche in equilibrio elettrostatico.
Richiamandoci al principio di simmetria, a cui spesso si ricorre in fisica, possiamo procedere ora all'analisi del fenomeno inverso, ovvero la produzione di un campo magnetico da parte di un campo elettrico variabile.
Per individuare ed esaminare tale fenomeno dobbiamo mettere in luce e
superare un importante paradosso derivante dalla tradizionale formulazione del teorema di
Ampère .
Prendiamo perciò in esame un circuito LCR, come quello in figura, alimentato con corrente (i) alternata e variabile nel tempo, ed in particolare concentriamo la nostra attenzione sul condensatore in esso inserito.
Supponiamo di avere una linea chiusa, indicata con 1, concatenata con il circuito e racchiudente una superficie piana (a), che come si nota in figura è esterna rispetto al condensatore, e una seconda superficie (b) contornata dalla stessa linea 1, ma non piana e contenente una delle armature.
Volendo calcolare la circuitazione del campo magnetico indotto lungo la linea chiusa 1 avremo che:
per la superficie a: C(B)1 = moi
per la superficie b: C(B)1 = 0
Il paradosso appare evidente: la circuitazione dell'induzione magnetica assume valori diversi pur essendo analizzata in concatenazione alla stessa linea chiusa 1. Infatti mentre all'interno delle armature la corrente è da considerarsi nulla, lungo il circuito essa assume invece valore i.
Dobbiamo però notare che la variabilità della corrente che attraversa il circuito porta con se una diversa distribuzione di carica nel tempo sulle armature del condensatore, e quindi una variazione del campo elettrico all'interno dello stesso, che produce a sua volta una oscillazione del flusso, F = ES, attraverso un'armatura. Quest'osservazione risulta di particolare importanza perché è il fondamento dell'ipotesi elaborata da Maxwell per risolvere il paradosso incontrato.
Possiamo infatti supporre che allinterno del condensatore esista un fenomeno assimilabile ad una corrente. La chiamiamo corrente di spostamento e gli attribuiamo il valore:
ove e 0 è la costante dielettrica del vuoto, D F (E) la variazione del flusso del campo elettrico che avviene nellintervallo di tempo D t.
Il teorema di Ampère può quindi essere riscritto nella forma:
La circuitazione dellinduzione magnetica è il risultato quindi della somma tra la corrente effettiva che attraversa il circuito e la corrente di spostamento supposta esistente tra le armature del condensatore.
Il teorema di Ampère enunciato nella sua forma tradizionale, conserva la sua validità nel caso in cui:
Il risultato raggiunto, che a prima vista potrebbe apparire soltanto unartificiosa trattazione matematica tesa a salvare la legge di Ampère, porta invece con sé un importantissimo significato fisico che sta alla base della teoria ondulatoria.
Se supponiamo infatti che la corrente di spostamento possa produrre un effetto magnetico, come accade per uno spostamento di cariche, possiamo pensare che allinterno del condensatore si origini un campo magnetico dovuto appunto alla corrente di spostamento.
Abbiamo quindi dimostrato attraverso unanalisi matematica del fenomeno, che in questa situazione il principio di simmetria, cui ci siamo ricondotti quale punto di partenza, risulta valido. Possiamo perciò concludere enunciando che: come un campo magnetico variabile nel tempo, produce un campo elettrico, così un campo elettrico variabile nel tempo genera un campo magnetico.
Sintetizziamo ora le conoscenze acquisite a mezzo di quattro leggi fondamentali:
I LEGGE: Teorema di Gauss. Il flusso del campo elettrico uscente da una superficie chiusa è uguale alla somma delle cariche contenute allinterno della superficie diviso per la costante dielettrica e 0:
II LEGGE: Teorema di Gauss per il magnetismo. Il flusso dellinduzione magnetica uscente da una superficie chiusa è sempre nullo:
III LEGGE: Legge di Ampère-Maxwell. La circuitazione dellinduzione magnetica lungo un percorso chiuso è uguale al prodotto della permeabilità magnetica m 0 per la somma della corrente di spostamento e di quella effettiva:
IV LEGGE: Legge dellinduzione elettromagnetica di Faraday-Neumann. La circuitazione del campo elettrico lungo una linea chiusa è uguale al rapporto, cambiato di segno, tra la variazione del flusso dellinduzione magnetica concatenato con il percorso considerato e lintervallo di tempo in cui è avvenuta la variazione.
Tali equazioni ci permettono di concepire la genesi delle onde elettromagnetiche, intese come propagazione di una successione continua di impulsi elettromagnetici.
Considerando un campo elettrico variabile nel tempo, questi produrrà, per la terza
legge di Maxwell, un campo magnetico che risulterà anchesso variabile; il quale a
sua volta, secondo la quarta legge di Maxwell darà origine, nei punti immediatamente vicini, ad un campo
elettrico anchesso dintensità variabile e così di seguito fino a generare
una perturbazione elettromagnetica nel mezzo in cui i campi fin qui considerati si trovano
inseriti.
Questo fenomeno studiato secondo la legge Faraday-Neumann avrebbe portato in corrispondenza di una brusca diminuzione del valore del campo magnetico, ad un altrettanto brusca estinzione del campo elettrico con conseguente interruzione della perturbazione nello spazio circostante.
Considerando invece la propagazione dei campi magnetico ed elettrico quale conseguenza della corrente di spostamento vediamo avvalorata la tesi di Maxwell.
Nel caso in cui la perturbazione di cui sopra sia generata da una variazione continua nel tempo e periodica dei campi elettrico e magnetico, essa prende il nome di onda elettromagnetica e risulta essere unonda trasversale, ovvero perpendicolare alla propria direzione di propagazione, infatti il campo magnetico ed elettrico risultano essere tra loro perpendicolari ed entrambi ortogonali al piano sul quale avanza londa.
La direzione del campo magnetico ed elettrico può variare in un punto
al variare del tempo mantenendo immutati però i rapporti di perpendicolarità con il
piano di propagazione. Nel caso in cui la direzione dei due
campi rimanga la stessa, londa si dice polarizzata rettilineamente e mantiene
costantemente in fase campo elettrico ed induzione magnetica.Tra i massimi valori assunti
da B ed E nella loro oscillazione sussiste la seguente relazione:
ove B0 ed E0 sono appunto i valori massimi.
Dalle equazioni di Maxwell si deduce inoltre la velocità di propagazione delle onde elettromagnetiche che risulta espressa nel vuoto dal valore:
=2,9979.108 m/s
valore coincidente con quello già determinato in precedenza della velocità della luce. Grazie questo risultato, oltre alla considerazione del fatto che la luce si configura come unonda trasversale, è stato possibile avanzare lipotesi della natura elettromagnetica della luce, per cui possiamo estendere la validità delle equazioni di Maxwell al campo dei fenomeni ottici e luminosi.
La portata della teoria di Maxwell si dimostrò enorme
allorché Heinrich
Hertz (SB) (1857/1894) riuscì nel 1886 a rilevare le
onde elettromagnetiche grazie ad un dispositivo da lui stesso messo a punto modificando in
parte il rocchetto di Ruhmkorff o bobina ad induzione.
Il rocchetto di Ruhmkorff aveva la funzione di provocare delle scariche elettriche accompagnate da fenomeni luminosi.
Hertz modificò tale dispositivo connettendo ad esso un oscillatore composto da due sfere metalliche alle estremità e due sferette più piccole ad esse collegate.
Il rilevatore era invece costituito da un anello metallico ai cui
estremi erano posizionate due piccole sfere separate, ed era posto ad un certa distanza
dalloscillatore applicato al rocchetto.Generando tra le sferette
delloscillatore una scarica elettrica, si produceva tra le sferette del rilevatore
una scarica indotta quasi istantaneamente. Inoltre le scariche nel rilevatore e quelle
nelloscillatore risultavano avere la stessa frequenza.
Lesperimento dimostra come i campi magnetici ed elettrici si propaghino nello spazio, inducendo altri campi aventi la medesima frequenza.
Considerando il ritardo tra la scarica che si generava nelloscillatore e la scarica indotta Hertz riuscì a calcolare il valore della velocità della luce.
Ulteriore prova della natura elettromagnetica della luce sono i fenomeni di riflessione, rifrazione, interferenza e diffrazione che Hertz dimostrò essere propri delle onde elettromagnetiche.
Dopo aver analizzato la teoria e la verifica sperimentale dellesistenza delle onde elettromagnetiche, consideriamo ora la possibilità di utilizzare proficuamente tale scoperta che permette linvio di segnali.
Perché le onde elettromagnetiche possano coprire notevoli distanze è necessario che campo elettrico e magnetico siano significativamente intensi. Per raggiungere questo scopo dobbiamo produrre una continua variazione del flusso del campo elettrico in maniera da aumentare il valore dellinduzione magnetica.
Loperazione è resa possibile da un particolare tipo di circuito LC detto
oscillante perché appunto produce oscillazioni del campo elettrico aventi una frequenza
regolare. Tali oscillazioni prendono il nome di oscillazioni libere e persistenti e il
valore della loro frequenza varia in base alla relazione:
ove unopportuna variazione di L e C ci consente di attribuire allonda che generiamo una particolare frequenza.
Superato il primo ostacolo allo sviluppo di tale tecnologia si pose il problema di riuscire ad emettere e ricevere le onde elettromagnetiche e i segnali a loro connessi. Il sistema che ha ricevuto maggior diffusione prende il nome di antenna o dipolo oscillante e fu introdotto dallinventore italiano Guglielmo Marconi.(SB) E costituito da un conduttore rettilineo che funge da elemento radiante collegato ad un circuito oscillante. Tale sistema è utilizzato sia nella trasmissione che nella ricezione ed è significativo notare che se la frequenza (determinata dai valori di C ed L dei circuiti oscillanti) di trasmissione è uguale a quella del circuito ricevente, assistiamo ad un aumento dellampiezza delle oscillazioni in questultimo e diciamo che il circuito in questione è in risonanza o sintonia con le onde che riceve. E di immediata comprensione che per entrare in sintonia con diversi tipi di onde si deve variare la frequenza del circuito ricevente in maniera adeguata, agendo sul valore della capacità. E questo meccanismo che ci consente di passare da una stazione radiofonica allaltra.
Passando ad unanalisi qualitativa del fenomeno, concentriamo la nostra attenzione sullo studio della frequenza e della lunghezza donda in conseguenza dellinversa proporzionalità che lega le due grandezze caratterizzanti le onde elettromagnetiche, in quanto importanti rivelatori delle proprietà di unonda.
In questo senso individuiamo diversi tipi di onde elettromagnetiche, che risultano di fondamentale importanza per luomo e per il miglioramento delle condizioni di vita che hanno comportato.
Lo spettro elettromagnetico risulta continuo ed illimitato, e la sua divisione in campi di diverse lunghezze donda è stata operata sulla base degli effetti e dei metodi di rilevazione delle onde stesse.
La luce visibile (bianca) ad esempio, è individuato
nellintervallo intercorrente tra la lunghezza donda di 400 nm e 700 nm ed è
facilmente scomponibile in sette bande alle quali si associano sette diversi colori quali:
violetto, indaco, blu, verde, giallo, arancione e rosso.
La lunghezza donda è importante inoltre nello studio dellinterazione tra le onde e la materia e per le caratteristiche che unonda assume in conseguenza della sua variazione. Analizzando ora lo spettro nel verso crescente della lunghezza donda incontriamo raggi g e raggi X che hanno piccolissimi valori della stessa e che quindi risultano possedere un alto grado di penetrazione della materia. I raggi X infatti sono adoperati largamente in medicina nei settori della radiografia e radioterapia.
Proseguendo analizziamo la fascia dellultravioletto che contiene quelle radiazioni caratterizzate da lunghezza donda comprese nellintervallo tra raggi X e luce visibile e che risultano invisibili allocchio umano, ma hanno la proprietà di impressionare le lastre fotografiche ed inoltre sono utilizzate nella costruzione delle fotocellule e nella sterilizzazione di ambienti. Hanno infine unimportanza determinante per lo studio della struttura atomica.
Diamo ora qualche cenno sulle radiazioni infrarosse comprese fra lo spettro del visibile e le microonde e che si originano per emissione di calore. Si produce unonda infrarossa ogni qualvolta somministrando calore alla materia e sollecitando quindi le molecole della stessa si ottiene unemissione di energia sotto forma di calore. I raggi infrarossi sono utili per losservazione di immagini nascoste allocchio umano ma emettenti calore.
Di particolare importanza è risultato lo sviluppo delle tecnologie legate allutilizzo delle microonde e della onde radio, che hanno conosciuto la loro massima applicazione nel campo delle comunicazioni.
Le microonde presentano infatti caratteristiche che le rendono particolarmente adatte al trasferimento di segnali e messaggi, infatti per la contenuta lunghezza donda risentono in minima parte dei fenomeni di diffrazione e si propagano perciò quasi in linea retta. Si configurano quindi come onde facilmente direzionabili che quindi non si disperdono nello spazio e richiedono basse quantità di energia per la trasmissione. La loro direzionalità è comunque accompagnata da un ristretto raggio dazione che obbliga la costruzione di stazioni ripetitrici del segnale (ponti radio).
Le principali applicazioni delle microonde nel campo delle comunicazioni sono la televisione, la telefonia ed il telegrafo. Un dispositivo importante è il radar che consente, anche in presenza di intemperie od ostacoli, di rilevare la presenza e la posizione di un oggetto e di fornire dati quali la distanza e la direzione. Il meccanismo del suo funzionamento si basa sulla riflessione da parte delloggetto cercato delle onde emesse dal dispositivo.
Nel campo delle comunicazioni risultano di fondamentale importanza anche le onde radio adoperate per la trasmissione di suoni a grandi distanze. Questo tipo di onde infatti in conseguenza dellelevata lunghezza donda che le caratterizza sfruttano il fenomeno della diffrazione e si distribuiscono nello spazio superando ostacoli e seguendo in parte la curvatura terrestre.
Le microonde hanno inoltre un utilizzo legato al loro comportamento nei
confronti della materia organica, in quanto possiedono frequenze vicine a quelle di
vibrazione delle molecole dacqua contenute nei solidi e nei liquidi che perciò ne assorbono un elevata
quantità ricevendone un notevole carico energetico. E in base a questo concetto che
funziona il forno a microonde, il quale trasforma lenergia di cui sopra in calore,
procedendo quindi alla cottura del cibo.