Il superamento hegeliano della religione nella filosofia
Gli scritti giovanili di Hegel, Vita di
Gesù e Positività della religione cristiana, impostano una tesi che critica
laspetto positivo che il cristianesimo ebraico ha assunto discostandosi dalla "
religione dellamore " prospettata dallo stesso Gesù.
Il grande valore del messaggio di Cristo sta nel aver ricondotto allunità luomo con luomo, Dio con luomo e soprattutto la totalità della vita divisa in sé stessa. In contrapposizione agli Ebrei che hanno vissuto in inimicizia con la natura e in ostilità con gli altri popoli, il messaggio damore di Gesù, che riconduce nella prospettiva della solidarietà i rapporti umani, ha riaffermato lunità della vita che lega gli esseri viventi.
Il concetto hegeliano di essere è quello di essere unito: << Unificazione ed essere significano la stessa cosa >>, e a livello linguistico esso è ben rappresentato dallè della copula come termine di congiungimento.
Per il filosofo, che qui richiama Spinoza, lebraico timore di Dio non è compatibile con lamore di Dio e delluomo prospettato da Gesù, il quale col suo messaggio ha saputo superare la rigida legalità positiva assunta dalla religione Ebraica.
Per aspetto positivo si intende il risolversi del cristianesimo in una serie di dogmi che asseriscono delle verità oggettive limitandosi a dei precetti esteriori. Egli intende superare le verità meravigliose e miracolose della dottrina cristiana riscoprendone lidealità, la soggettività, linteriorità da cui traggono necessariamente origine. Gli stessi fatti del Vangelo non sono altro che la rappresentazione oggettiva ed esteriore della soggettività che nella sua forma di concetto è raggiungibile solo dalla filosofia.
Filosofia e religione hanno lo stesso oggetto che è Dio e lassoluto. Nella religione il contenuto spirituale si presenta nelle forme di sentimento e rappresentazione. La prima è puramente causale, la seconda è già più oggettiva e più conforme alla cosa . La certezza che si ha con il sentimento non è in grado di soddisfare il nostro spirito. Hegel lo definisce addirittura il peggior modo di cogliere Dio, il sentimento accomuna luomo alle bestie.
Nella rappresentazione il contenuto è posto in parte ancora in termini sensibili, Dio è antropomorfizzato e gli vengono attribuite caratteristiche che come la bontà e la misericordia sono propriamente umane. Ma con la rappresentazione il concetto viene appreso anche in forma storica: si fa riferimento ad eventi accaduti in un luogo e in un tempo determinati. Infine la religione è per mezzo delle sacre scritture una testimonianza esterna, ci è posta in maniera esteriore, da fuori. Con il sentimento e la rappresentazione si può giungere intuitivamente alla certezza di Dio, ma è nella filosofia che il contenuto viene pienamente compreso: <<Dio è essenzialmente nel pensiero >>.
Tutti gli attributi divini presi singolarmente e linsieme delle rappresentazioni dei rapporti Dio uomo, Dio mondo e Dio storia ecc., vanno a costituire un tessuto puramente esteriore. La filosofia tratta Dio e lassoluto dialetticamente e può concepirli nella loro essenza ed unità. Una riprova ciò è rappresentata dal fatto che i Padri della Chiesa furono dapprima neoplatonici poi aristotelici, cioè necessitarono della filosofia per costruire limpianto teologico cristiano.
Hegel in Fede e sapere critica lo storico dibattito fra fede e ragione. Esso con lIlluminismo e per ultimo con Kant aveva prodotto una situazione di stasi. Nel senso che se la ragione non è in grado di dimostrare Dio non sussisterà più né un vero sapere (assoluto) né unautentica fede. Ormai non era più il tempo né di proclamare la ragione come " ancella della fede " né di proseguire la lotta della filosofia contro i dogmi. La ragione aveva definitivamente vinto la religione positiva che un proseguimento in questo senso si sarebbe rivelato inattuale.
La chiave di questa critica sta nel superamento della forma positiva della religione attraverso una trasformazione filosofica della religione cristiana positiva. La filosofia vera contiene essa stessa il problema di Dio.
Dal momento che la teologia cristiana si è fermata di fronte al mistero dellassoluto << Se si vorrà conoscere Dio ci si dovrà per lappunto rifugiare nella filosofia >>, altrimenti luomo non si occuperà di infinito, ma resterà nei limiti del finito e del non divino. Ancora un breve passo dalle Lezioni sulla filosofia della religione che mi pare chiarifichi definitivamente la questione: << La filosofia non fa che spiegare sé stessa spigando la religione, e per contro mentre spiega sé stessa spiega anche la religione. Come la religione, essa si occupa di questo oggetto, essa è lo spirito pensante che penetra questo oggetto, cioè la verità. >>.
Il processo per cui la religione viene innalzata dalle forme di rappresentazione e sentimento al concetto filosofico determina unambiguità di fondo. Hegel giustifica positivamente la religione e nello stesso tempo determina la sua critica. Il superamento della religione nella filosofia anche in virtù della triade dialettica dello spirito assoluto diviene fondante.
Per un altro verso Hegel riconosce importanza al culto, nel quale si ha la sintesi concreta di Dio e delluomo, come leterno processo in cui si risolve lo sdoppiamento dei due termini. In questo senso la fede deve tornare dalla dimensione soggettiva a quella di pienezza della comunione di vita fra Dio e tutti i credenti.
Proprio dallambiguità detta sopra prende vita la critica religiosa post hegeliana. Gli hegeliani conservatori, di destra, insistettero sulla conciliazione fra ragione e pensiero sforzandosi di giustificare attraverso la logica razionale ( che coincide con la realtà e la verità ) la fede. Lortodossia ecclesiastica dichiarò come non cristiana la mediazione hegeliana in quanto essa distruggeva il contenuto positivo della fede.
I giovani hegeliani di sinistra non accettarono che la dogmatica cristiana fosse accettata anche se nella forma della rappresentazione. E da loro che si sviluppò una decisa critica che portò alla sostanziale distruzione della filosofia e religione cristiana.