Il regime totalitario nazista a confronto con gli altri regimi europei

Il termine totalitarismo è recente e designa una forma di stato, un sistema politico, un regime tipicamente moderni.
Il totalitarismo si caratterizza come un regime complesso e unitario, che penetrando nella società civile ne distrugge l'autonomia e la rende sempre più omologa allo stato e ai suoi principi etico-politici.
Le condizioni generali cui è possibile collegare l'avvento e lo sviluppo del totalitarismo sono state, da un lato, la persistenza di una situazione politico-economica internazionale caratterizzata da conflitti e rivalità, dall'altro, la formazione fra Ottocento e Novecento della grande società industriale e di massa.
Il totalitarismo è antitetico allo stato liberale democratico e alle ideologie politiche che legittimano tale stato. È caratterizzato da una penetrazione e da una mobilitazione permanente della comunità nazionale, che tendono a cancellare ogni limite di separazione o distinzione tra il potere politico e la società civile in tutti i suoi ambiti.
A tali fini lo strumento fondamentale e più efficace è costituito da una assoluta concentrazione del potere politico nelle mani di un gruppo dominante, di un élite minoritaria, che opera al di fuori di ogni procedura o di controllo. Questo implica necessariamente la restrizione o la soppressione dei diritti individuali, sia politici come libertà di voto, di riunione, di associazione o libertà sindacali, sia civili come libertà di pensiero, di stampa, di fede, di parola. Implica inoltre il monopolio statale delle strutture di formazione culturale dei cittadini e dei mezzi di comunicazione di massa, l'assorbimento di tutte la attività sociali in grandi organizzazioni di massa controllate dallo stato.
Gli elementi costitutivi del totalitarismo sono innanzitutto un'ideologia ufficiale imposta quasi come una fede religiosa. Un regime totalitario è caratterizzato da un partito unico che tende ad identificarsi con lo stato, da un leader, il dittatore capo del regime dalla cui volontà dipende l'intero movimento dell'azione politica, che impedisce ogni opposizione e si propone con la propaganda di suscitare il consenso delle masse. 
Il fascismo in Italia, il nazismo in Germania il comunismo in Russia rappresentano tre esperienze storiche formatesi nel periodo tra le due guerre mondiali. Sono accomunati dai tratti del totalitarismo, il regime politico basato sul partito unico e sull'obbedienza incondizionata al suo leader, sul rifiuto delle libertà politiche, sulla repressione contro i nemici politici, sulla presenza totalizzante dello stato in ogni aspetto della vita sociale degli individui, gruppi e strutture collettive.
Fascismo, nazismo e stalinismo furono tre regimi che ebbero molto in comune. In primo luogo la centralità dello stato basato sul partito unico.
Il 30 gennaio del 1933, il presidente Hindenburg nominò Hitler cancelliere, iniziò così il Terzo Reich. Si cominciò così a delineare il quadro generale del regime totalitario: vennero sciolti tutti i partiti e sindacati, venne abolita la forma di governo parlamentare e si riorganizzò la pubblica amministrazione su un modello di centrismo autoritario. Tutte le strutture del partito vennero a sovrapporsi a quella dello stato. Dopo la morte del presidente Hindenburg, Hitler ebbe via libera per diventare il capo assoluto dello stato, il Führer. La dittatura totalitaria fu pienamente compiuta e perfezionata con l'introduzione della pena di morte e l'istituzione di campi di concentramento, che dovevano accogliere gli oppositori politici ma anche quella parte della popolazione sgradita al regime, come zingari, omosessuali e soprattutto gli ebrei.
In Italia la vera svolta totalitaria del regime avvenne tra il '25 e il '26, quando furono emanate le leggi fascistissime. Esse incidevano sia sul potere esecutivo che su quello legislativo, delineando una forma di governo centrata sulla supremazia del leader del partito fascista, Mussolini, capo del governo e superiore gerarchico di tutti i ministri. La sua nomina spettava esclusivamente al Re, abolendo l'istituto della fiducia parlamentare; inoltre al governo venne concesso il potere di emanare norme giuridiche, svuotando così di reali poteri il Parlamento.
La Russia, dopo la morte di Lenin e l'esilio di Trotzkij, si trasformò con la dittatura di Stalin in uno stato totalitario. Stalin adottò una politica autoritaria, eliminando i suoi avversari e attuando una propaganda sfrenata sui mezzi di comunicazione tutti gestiti dallo stato.
Le tre dottrine si identificano nella lotta contro i nemici interni ed esterni al regime; si esaltava la forza militare, l'onore, l'obbedienza al leader. Il regime usava additare al popolo un nemico secondo il meccanismo psicologico del "capro espiatorio" allo scopo di unire il popolo. Per i fascisti i nemici erano le potenze democratiche e la Società delle Nazioni; per Hitler erano gli ebrei, che impediscono ai tedeschi di conquistare il loro "spazio vitale"; per la Russia erano i democratici e liberali, l'aristocrazia e i contadini arricchiti.
La figura dell'ebreo fu centrale nel mein kampf che rappresenta il manifesto dell'ideologia nazista. L'ebreo veniva considerato un nemico del popolo tedesco perché erano sostenitori dei bolscevichi rivoluzionari. La razza tedesca, ariana, era invece destinata a dominare il mondo e a conquistare il suo "spazio vitale". Per raggiungere questi obiettivi era necessario quindi liberarsi da ogni impurità politica come il comunismo, socialismo e democrazia, e biologica come gli slavi e gli ebrei.
Nel 1935 abbiamo la promulgazione delle leggi di Norimberga, con le quali la persecuzione degli ebrei divenne sistematica, relegando il popolo oppresso ai margini della società. Tutto per tutelare la razza ariana. Successivamente durante la Seconda Guerra Mondiale, gli ebrei e tutta la parte di popolazione sgradita al Führer venne sterminata all'interno dei campi di concentramento. Per questi aspetti l'ideologia nazista differisce da quella fascista e staliniana. Anche in Italia emersero ideologie razziste che si trasformarono poi in leggi, ma il regime fascista fu meno oppressivo rispetto a quello nazista. Gli anni che andarono dal 1937 all'estate del 1938 nell' URSS coincisero con quello che e' stato definito il "grande terrore", il periodo della più brutale violenza di stato durante il quale migliaia di persone, anche fedeli al regime, vennero imprigionate o fucilate.
Venivano perseguitati gli oppositori politici, come Trotzkij, i prigionieri durante la Seconda Guerra Mondiale, i contadini arricchiti che non tolleravano la collettivizzazione delle campagne prevista nei piani quinquennali. Anche in Russia vennero creati campi di lavoro, "i gulag", ma l'obiettivo non era quello di sterminare gli sgraditi, ma di rieducarli, mentre in Germania divenne genocidio.

Chiara Polchi