In Italia le conseguenze giuridiche relative all'appartenenza ad una "razza", legate anche alla creazione di un "impero" africano, iniziarono con la pubblicazione del Manifesto degli scienziati razzisti il 14 luglio 1938 sul Giornale d'Italia, sul quale si basa il successivo Manifesto della razza, pubblicato il 5 agosto 1938. Già nel Manifesto degli scienziati razzisti si affermava che, pur essendo il concetto di razza puramente biologico, le differenze di razza erano alla base delle differenze socio- culturali tra i vari popoli e veniva identificata una razza superiore alle altre (quella ariana) a cui il popolo italiano apparteneva di diritto perché si riteneva che gli italiani come il resto dei popoli europei originassero da tale razza e la cui superiorità era giustificata dal fatto di essere una razza " pura" che non si era cioè mescolata con altre razze. Sempre appellandosi alla suddetta purezza, si affermava che esisteva una razza italiana fondata sugli strettissimi legami di sangue tra gli italiani, che venivano incitati a preservare tali legami evitando i matrimoni con razze extra-europee, in particolare con gli ebrei ai quali nel documento ci si riferiva come razza presente in Italia da secoli, ma non italiana in quanto mai integratasi. Nel Manifesto della razza, oltre a questo, il popolo italiano veniva incitato a proclamarsi "francamente razzista", riconoscendo che le razze extra-europee rappresentavano un modello psicologico e fisico completamente diverso dagli italiani; a questo proposito venivano condannate e ritenute pericolose anche le teorie antropologiche che sostenevano l'origine africana di tutti i popoli, perché stabilivano un legame comune tra popoli europei ed extra-europei. Successivamente, su questi documenti puramente ideologici e programmatici si sono basate le leggi antisemite. Il primo ad entrare in vigore fu il RD-L 5 settembre 1938-XVI, n° 1390: provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista. Gli allievi di razza ebraica (era ritenuto di razza ebraica chi era nato da genitori entrambi ebrei, da padre ebreo e madre straniera, chi pur essendo nato da matrimonio misto professa religione ebraica. Non era
Considerato di razza ebraica chi è nato da matrimonio misto ma non professava la religione ebraica ) venivano espulsi dalle scuole di ogni ordine e grado, all'insegnamento delle suddette scuole non potevano più essere ammessi insegnanti di origine ebrea, come nelle università. Solo gli studenti universitari iscritti a precedenti anni accademici avevano la possibilità di continuare gli studi. Gli ebrei venivano inoltre espulsi da ogni tipo di accademie ed associazioni, letterarie e scientifiche. Con questa legge viene iniziato il processo di emarginazione degli ebrei che continuerà con la creazione di apposite scuole, di ghetti. Il 6ottobre 1938 viene pubblicata la Carta della razza, documento programmatico nel quale vengono definite ulteriori misure restrittive per i cittadini di origine ebraica, in particolare venivano impediti i matrimoni tra cittadini italiani ed ebrei, veniva istituito il divieto per i funzionari statali con donne ebree e straniere in genere, per mantenere la purezza della razza, e infatti era anche previsto un aggravamento delle sanzioni contro chi attentava al prestigio della razza nell'impero, cioè contro chi trasgrediva a queste leggi. L'immigrazione di ebrei stranieri veniva vietata e la futura proclamazione di una legge relativa all'espulsione dei cittadini ebrei stranieri veniva data per certa, gli unici che non potevano essere espulsi erano gli ebrei con più di 65 anni, e quelli che si erano sposati con cittadini italiani prima del 1° gennaio 1938. Per quanto riguarda gli ebrei di cittadinanza italiana, le famiglie di volontari, caduti o combattenti insigniti della croce al merito nelle guerre libica, mondiale, etiopica, spagnola; o ancora famiglie di caduti, feriti o mutilati per la causa fascista o di iscritti al PNF tra il 1919 e il 1922 non subivano particolari discriminazioni a parte l'esclusione dalle scuole; i cittadini italiani ebrei non appartenenti alle suddette categorie non potevano iscriversi al PNF e possedere di terreno oltre i 50 ettari. Agli ebrei veniva però consentito di praticare liberamente la loro religione e non veniva esclusa la possibilità di consentire l'immigrazione degli ebrei stranieri in Etiopia, sempre che gli ebrei avessero assunto un atteggiamento favorevole al fascismo. Con il decreto del 7 settembre n°1381 però anche questa possibilità viene negata, agli ebrei è impedito di stabilirsi in Libia e in Etiopia e le discriminazioni vengono estese anche ai cittadini ebrei che professino una religione diversa da quella ebraica. Il 17 novembre viene pubblicato il decreto legge n° 1728 relativo ai provvedimenti per la difesa della razza italiana in cui viene stabilito che l'appartenenza alla razza ebraica doveva essere denunciata e annotata nei registri della popolazione, altra limitazione alla libertà dei cittadini ebrei italiani, che inoltre non potevano prestare servizio militare, occuparsi di bambini non ebrei, avere a loro servizio cittadini italiani ariani, e potevano perdere la patria podestà su figli non ebrei. Ma il provvedimento definitivo di esclusione degli ebrei dalla società venne preso con la pubblicazione il 2 agosto 1939 del decreto n° 179 con cui ai cittadini ebrei vengono precluse molte professioni tra cui, oltre a quella di insegnante, quelle di giornalista, medico e farmacista e notaio. I cittadini ebrei potevano però essere inseriti in appositi elenchi per continuare a svolgere la professione, a patto di avere la cittadinanza italiana, potevano però essere cancellati anche da questi per gravi ragioni politiche, spesso per dissenso al fascismo. Da notare è che pur essendo le suddette leggi valide anche nei confronti di africani, zingari, e altre popolazioni dell' "impero" erano rivolte soprattutto contro gli ebrei perché erano un'etnia ampiamente presente e integrata nella società italiana.
Comunità israelitiche (province e regioni corrispondenti) |
I gennaio 1936: persone
iscritte a una Comunità ebraica (dati per Comunità) |
II agosto 1938: persone con almeno un genitore ebreo o ex-ebreo (dati per provincia) |
Torino (Torino, Aosta, Cuneo) |
4048 |
4345 °° |
Alessandria (Alessandria, Asti) |
413 |
599 °° |
Casale Monferrato |
144 |
con Alessandria |
Vercelli (Vercelli, Novara) |
260 |
495 °° |
Genova (Liguria, Massa e Carrara) |
2600 |
2848 °° |
Milano (Milano, Como, Pavia, Sondrio, Varese) |
6205 |
10654 °° |
Mantova (Mantova, Bergamo, Brescia, Cremona) |
601 |
905 °° |
Verona (Verona, Vicenza) |
405 |
471 °° |
Venezia (Venezia, Belluno, Treviso) |
1700 |
2365 °° |
Padova (Padova, Rovigo) |
586 |
586 |
Merano (Venezia Tridentina) |
321 |
989 °° |
Gorizia (Gorizia, Udine) |
202 |
368 °° |
Trieste (Trieste, Pola°) |
5000 |
6215 °° |
Fiume° (Fiume°, Zara°) |
1118 |
1831 °° |
Abbazia° |
169 |
con Fiume |
Parma (Parma, Piacenza) |
110 |
371 °° |
Modena (Modena, Reggio Emilia) |
410 |
676 °° |
Bologna (Bologna) |
862 |
1000 °° |
Ferrara (Ferrara, Forlì, Ravenna) |
743 |
917 °° |
Ancona (Marche) |
796 |
1218 °° |
Firenze (Firenze, Arezzo, Pistoia, Siena) |
2630 |
2641 °° |
Pisa (Pisa, Lucca) |
511 |
731 °° |
Livorno (Livorno, Grosseto) |
2029 |
2481 °° |
Roma (Lazio, Umbria) |
13268 |
13171 °° |
-- (Abruzzo e Molise, Sardegna) |
// |
205 °° |
Napoli (Campania) |
867 |
714 °° |
-- (Puglia, Lucania, Calabria, Sicilia) |
// |
358 °° |
Totale |
45998 |
57425 58412 |
Di cui, dichiaratisi ebrei (= ebrei effettivi) |
45998 |
46185 46656 |
Ebrei effettivi stranieri residenti |
dato non noto |
9257 9415 |
Ebrei effettivi italiani |
dato non noto |
36928 37241 |
Totale popolaz. italiana (in migliaia, aprile 1936) |
42994 |
°° I dati definitivi delle singole province non vennero mai resi noti.
. Nota bene: le persone che al dunque nell'autunno 1938 vennero classificate "di razza ebraica" e assoggettate alla legislazione antiebraica furono circa 51100
Il massimo consenso alla campagna razzista si manifesta tra gli intellettuali e i docenti universitari, uniche eccezioni di rilievo sono il filosofo Giovanni Gentile, lo scrittore Massimo Bontempelli, e il fondatore del futurismo Tommaso Marinetti. All'interno del partito fascista, tra i pochi ad opporsi c'è Italo Balbo. Voci discordi si levano anche in ambienti cattolici (in particolare ad opera del gruppo fiorentino di Giorgio La Pira), preoccupati tra l'altro della piega "pagana" che sembra prendere la persecuzione antiebraica, e inizialmente anche da parte del Vaticano che però - come scrive Renzo De Felice - non si dimostra contrario "ad una moderata azione antisemita". E infatti il 10 ottobre l'ambasciatore italiano presso la santa Sede comunica per telegramma a Mussolini: " (…) le recenti deliberazioni del Gran Consiglio in tema di difesa della razza non hanno trovato in complesso in Vaticano sfavorevoli accoglienze (…) le maggiori per non dire uniche preoccupazioni della Santa Sede si riferiscono al caso di matrimoni con ebrei convertiti". Il periodo 1938-1943 è tragico per gli ebrei italiani. Michele Sarfatti nel suo studio certifica che in questi sei anni vengono assoggettate alla persecuzione circa 51.100 persone, cioè poco più dell'1 per mille della popolazione della penisola; i perseguitati sono in parte (circa 46.600) ebrei effettivi e in parte (circa 4500) non-ebrei classificati "di razza ebraica". L'antisemitismo permea la vita del paese in tutti i suoi comparti. In un solo anno, dei 10 mila ebrei stranieri presenti in Italia, 6480 sono costretti a lasciare il Paese. Uno degli epicentri della "pulizia etnica" del fascismo sono le scuole e le Università. Nel giro di poche settimane, 96 professori universitari, 133 assistenti universitari, 279 presidi e professori di scuola media, oltre un centinaio di maestri elementari, oltre 200 liberi docenti, 200 studenti universitari, 1000 delle scuole secondarie e 4400 delle elementari vengono allontanati dagli atenei e dalle scuole pubbliche del regno: una profonda ferita, mai completamente rimarginata, viene inferta alla cultura italiana. Molti illustri docenti sono costretti all'esilio (come Enrico Fermi, che ha una moglie ebrea); altri costretti al silenzio e alla miseria, esclusi da quegli istituti che hanno creato, come Tullio Levi Civita (fisico e matematico), che si vede persino negare l'ingresso alla biblioteca del suo Istituto di Matematica dell'Università di Roma dal nuovo direttore, Francesco Severi. La stessa tragica sorte subiscono 400 dipendenti pubblici, 500 dipendenti privati, 150 militari e 2500 professionisti, che perdono i loro posti di lavoro senza possibilità non solo di proseguire la loro carriera, ma spesso anche di sopravvivere. Gli episodi di violenza fisica da parte fascista sono per fortuna contenuti (qualche incidente si verifica solo a Roma, Trieste, Ferrara, Ancona e Livorno).Gli ebrei come reagiscono? Quelli che hanno la possibilità, emigrano: i più verso le Americhe, molti in Palestina (alla data del 28 ottobre 1941 risultano aver lasciato il regno 5966 ebrei di nazionalità italiana). L'1 per mille dei perseguitati si suicida. Il caso più drammatico è quello di Angelo Fortunato Formiggini, giornalista, editore, fra i primi a rendersi conto della pericolosità del fascismo. Si registrano anche molte abiure e pubbliche dissociazioni (3880 casi tra il 1938 e il 1939) ed anche qualche "arianizzazione", ottenuta col presentare documenti falsi e forti somme di denaro. Sono invece pochi quelli che fanno valere una legge, emanata ad hoc, secondo la quale era da considerarsi "ariano" l'ebreo che dimostrava di essere figlio di un adulterio. Gli altri si adattano a vivere come possono, si organizzano in seno alle stesse Comunità e continuano, malgrado le loro peggiorate condizioni, ad aiutare i fratelli d'oltralpe che dall'avvento di Hitler al potere continuano ad affluire numerosi in Italia (tra il '38 e il '41, nonostante i divieti e le leggi razziali, ne arrivano almeno 3mila, anche grazie alla compiacenza delle guardie di frontiera).