Abbiamo notizie della presenza di comunità ebraiche in Spagna già a
partire dal secolo X, quando furono espulsi dalla Giudea dall'imperatore
Tito e precedentemente da Nabucodonosor. Durante l'epoca romana gli
ebrei si stabilirono nei nuclei di popolazione culturalmente più avanzati,
in particolar modo in Andalusia e lungo la costa mediterranea. Queste
zone sono le stesse nelle quali continueranno a stabilirsi nel periodo
medioevale. In epoca visigotica vivevano in comunità indipendenti l'una
dall'altra pagando però tasse speciali; infatti il primo codice visigotico
la "Lex Romana Visigothorum", incluse leggi romane che restringevano
fortemente i diritti degli ebrei, non permettendogli di rivestire cariche
pubbliche, di potersi sposare con persone di origini razziali differenti,
infine di costruire nuove sinagoghe.
La persecuzione contro gli ebrei si fece particolarmente intensa quando
avvenne la conversione al cattolicesimo del re Recardo nel 589 d. c.
Comunque sia la situazione di questi ultimi era destinata a peggiorare
ulteriormente: nel 612 il re Sisebuto pubblicò una legge in virtù della
quale tutti i figli avuti da matrimoni misti dovevano essere obbligatoriamente
battezzati, inoltre decretò l'espulsione degli ebrei. Tutto ciò ebbe
come diretta conseguenza la conversione di molti di loro alla fede cattolica,
una conversione solamente apparente poiché segretamente restavano
fedeli alle loro antiche credenze.
Di fronte all'invasione araba del 711 la Spagna visigota capitolò,
accettando le condizioni vantaggiose proposte dai vincitori. Dopo l'invasione
della penisola Iberica gli occupanti islamici adottarono una politica
di tolleranza verso gli ebrei ed i cristiani che generalmente, in cambio
di un tributo, potevano conservare i loro usi e costumi ed avere anche
una giurisdizione autonoma. La prima fase del dominio arabo è rappresentata
dalla monarchia omniade (756-1008) che a partire dal IX secolo sviluppò
un'economia commerciale basata su una buona circolazione monetaria.
Con l'aumento della liquidità monetaria creebero i consumi e Al-Andalus,
nome arabo della Spagna occupata, godette di un periodo di splendore.
Nel momento stesso della conquista iniziò il processo di islamizzazione
della
società visigoto-romana. L'islamizzazione dei costumi, della cultura,
della mentalità procedette rapidamente, non perché gli arabi svolgessero
un'azione di proselitismo, anzi non amavano imporre la loro fede con
forza, ma
perché la situazione degli ispano-goti sotto il regime aristocratico
visigotico era enormemente più pesante, stante la quasi completa assenza
di diritti civili riconosciuti alle fasce non nobili della popolazione.
L'islam si presentò ai loro occhi come una religione in grado di realizzare
una maggiore uguaglianza.
Sul piano politico, Al-Andalus si trasformò in una struttura statale
centralista molto orientalizzante, che ebbe il suo culmine nel 929, quando
Abd-al-Rahman
venne proclamato Califfo: questo titolo, rispetto a quello dei suoi predecessori,
che erano emiri, includeva l'autorità religiosa oltre a quella civile.
Alla morte del dittatore, però, la centralizzazione non resse, e lo
stato si frammentò in piccoli regni, detti taifas. I regni dei taifas
erano politicamente deboli e naturalmente la debolezza politica favorì
il rafforzamento territoriale dei cristiani, che nel 1085 occuparono
Toledo. Arrivano allora come rinforzo dal Maghreb gli Almoravidi che
in cinque
anni riuscirono a riunificare lo stato pur senza riconquistare Toledo.
La loro presenza in Spagna fu però malvista non solo dai cristiani
ma anche dagli stessi arabi, ed essendo di etnie differenti si scatenò tra
loro un conflitto religioso, i musulmani di Al-Andalus, infatti, non
accettavano un'interpretazione letterale del Corano contrariamente agli
Almoravidi.
Così dai regni taifas si sviluppò, nel
1144-1145, una ribellione anti-almoravida. Parallelamente
al processo di riunificazione del territorio arabo si verificò il fenomeno
che conosciamo con il nome di Reconquista,
cioè il passaggio nelle mani dei cristiani della maggior parte di Al-Andalus
e del Levante. La Reconquista si completò fondamentalmente durante i
regni di Ferdinando III, Alfonso X e Sancho IV. Durante questo periodo
saltò completamente l'equilibrio tra le etnie cristiana, araba ed ebrea.
Nel 1050 il Concilio di Costanza proibì agli ebrei di vivere nelle
stesse case dei cristiani. La loro testimonianza nelle cause intentate
contro i cristiani non venne ammessa. Tuttavia queste misure, appoggiate
in genere dal popolo, trovavano una certa ostilità nell'alta nobiltà e
nella monarchia. Eccezionali furono anche le stragi dei mudéjares nel
regno di Leòn nel 1178 e nel 1230. La restante popolazione cristiana
era divisa in uomini liberi e servi. Questa struttura è in buona misura
prodotta dal processo di feudalizzazione, più che dall'applicazione dell'antico
modello visigotico.
La persecuzione degli ebrei e l'assalto ai loro quartieri coincisero quasi sempre
con i periodi di carestia e di crisi economica. Gli ebrei venivano sempre accusati
di arricchirsi a scapito degli altri e di condurre una vita opulenta. L'usura
e la riscossione delle imposte li rendevano particolarmente impopolari in epoca
di crisi. Nel secolo quattordicesimo l'odio verso gli ebrei aumentò in tutto
il territorio peninsulare, incoraggiato da una corrente di opinioni che faceva
capo alla Chiesa, specialmente ai domenicani e ai francescani. Inoltre il quattordicesimo
secolo fu caratterizzato da una crisi economica e sociale, i cui aspetti più tragici
furono le guerre, il deterioramento delle coltivazioni, la peste nera e il carovita.
La popolazione soffriva la fame e come conseguenza di tutto ciò cominciò ad
accusare gli ebrei colpevoli di attrarre le disgrazie. Nel 1311 si tenne un
importante concilio nella città francese di Vienne dove vennero stabilite precise
misure contro di loro. L'assemblea decretò il divieto per gli ebrei di rivestire
incarichi pubblici e politici, inoltre venne loro impedito di svolgere attività di
usura. Infine erano obbligati a portare sui loro vestiti un simbolo che permettesse
di distinguerli dai cristiani e dovevano pagare la decima alla Chiesa. Tra i
principali istigatori dell'odio contro gli ebrei figura Abner de Burgos che
fu il creatore dell'ideologia che servì di base alle persecuzioni posteriori.
Nel 1335 i quartieri ebraici di Toledo e di Cuenca furono assaltati dai cristiani e dai musulmani. Gli attacchi ai ghetti si succedettero soprattutto durante la guerra civile tra Pedro Primo il Crudele e Enrico Secondo di Castiglia. Anche a Siviglia a partire dal 1378 cominciò la persecuzione antisemita promossa dall'arcivescovo di Ecija Fernand Martínez; quest'ultimo chiedeva la distruzione di tutte le sinagoghe e desiderava che gli ebrei fossero rinchiusi nei loro quartieri affinché non potessero avere alcun genere di contatto con i cristiani.
All'inizio del XV secolo e più precisamente tra il 1412 e il 1415, venne
promulgata una legge di estrema crudeltà contro gli ebrei: l'ordinamento
di Valladolid, che pregiudicava gravemente i loro interessi economici
e sociali. Il suo fine, però, non era quello di espellere o di cacciare
gli ebrei dal territorio peninsulare ma di riuscire a sottometterli efficacemente.
Avevano l'obbligo di vivere in quartieri separati, di indossare sopra
i vestiti un simbolo che permettesse di distinguerli dai cristiani, di
portare capelli e barba lunghi e inoltre non potevano utilizzare nomi
cristiani. Dal punto di vista economico non potevano riscuotere le imposte
né occupare cariche amministrative al servizio del re, della corte e
della nobiltà. Veniva infine proibito a medici ebrei di curare malati
cristiani e farmacisti e speziali ebrei non potevano vendere i loro prodotti.
Quindi la loro situazione, a metà del secolo XV era già molto difficile.
Proprio in questo periodo Juan secondo di Castiglia e il suo ministro
Alvaro de Luna cercarono di attenuare la durezza delle leggi antisemite
promulgando nel 1443 la Pragmatica di Arevalo che concedeva maggiore
libertà agli ebrei. Comunque sia gli effetti di questa disposizione furono
poco duraturi. Infatti nel 1460 il francescano Alonso de Espina, confessore
del re e persona di grande influenza nella corte, pubblicò la sua opera "Fortalitium
Fidei ", nella quale analizzava ed enunciava la posizione della Chiesa
nei confronti dei suoi nemici: eretici, musulmani ed ebrei. Veniva qui
espressa la necessità di istituire un tribunale speciale di inquisizione
che permettesse di scoprire e condannare le false conversioni e di espellere
gli ebrei dal territorio. Questo tipo di tribunale chiamato "Santa inquisizione",
venne istituito in Spagna, e più precisamente nel regno di Castiglia,
nel 1478 dopo una serie di negoziazioni con il pontefice Sisto Quarto.
Questo nuovo tribunale, diversamente dai tribunali dell'Inquisizione
medievale che dipendevano unicamente dal papato, era controllato dalla
corona. L'Inquisizione fu particolarmente dura con i conversos più umili,
che non si potevano difendere e fece eseguire molte sentenze di morte:
fu questo il periodo dei Re Cattolici che si concluderà con
l'espulsione degli ebrei nel 1492.
Nel 1490 ebbe luogo il famoso processo del "Santo Bambino della Guardia" durante il quale un gruppo di conversos venne accusato di aver sequestrato un bambino cristiano al fine di ricordare la Passione e la Morte di Gesù Cristo sulla croce. Furono catturati Yosef Franco de Tembleque e altri sette partecipanti, giudicati colpevoli e condannati a morte il 16 novembre 1491. Questo processo incrementò l'odio contro gli ebrei e lo sfruttamento politico della situazione. Il 31 marzo 1492 venne promulgato il decreto di espulsione, secondo il quale gli ebrei avrebbero dovuto abbandonare la Spagna entro tre mesi. Era permesso loro di vendere i propri beni, ma non di lasciare il paese portando via oro, platino e oggetti preziosi. Le sinagoghe, i cimiteri, le scuole e tutti i beni pubblici degli ebrei furono confiscati e dichiarati proprietà del tesoro reale.
Nel 1492 gli ebrei furono espulsi dalla Spagna e il 18 giugno dello
stesso anno venne promulgato il medesimo ordine di espulsione anche
in Sicilia e in Sardegna (appartenenti entrambe alla Spagna). Fu così
che, dopo una breve dilazione, nel corso del 1492, anche le comunità ebraiche
dell'Italia meridionale vennero destinate alla scomparsa.
Nel 1500, con il trattato di Granata, il Regno di Napoli venne diviso
fra Luigi XII di Francia e Ferdinando il Cattolico di Spagna; nella lotta
che ne seguì fra francesi e spagnoli, questi ultimi prevalsero e nel
1505 entrano a Napoli e anche lì cominciarono a scomparire le comunità ebraiche,
un tempo fiorenti.
Verso la metà del 1500 giunsero in Italia gruppi di marrani provenienti
dalla Spagna. Marranos, in spagnolo, significa maiale o maledetto, e
denota il forte disprezzo che esisteva nei confronti degli ebrei che
si erano converiti alla religione cattolica per poter
rimanere in Spagna, dopo l'editto del 1492. Gli ebrei invece li chiamavano
anussim. Nonostante l'apparente conversione, i marranos restavano
profondamente legati alla loro religione che professavano rinchiusi nelle
loro case. Questa pratica era molto pericolosa, infatti se venivano scoperti
dall'inquisizione rischiavano l'immediata condanna al rogo.
Proprio in quel periodo si andava formando in Italia un movimento messianico.
Nel 1524 David Reubeni, fratello del re della tribù di Reuven, si recò
a Roma da Papa Clemente Settimo per proporgli di far combattere
gli ebrei per la riconquista della Palestina.
Reubeni ottenne l'approvazione del Papa e si recò quindi in Portogallo
dove i marranos l'accolsero trionfalmente. Diego Piras, consigliere del
re, all'arrivo di Reubeni si dichiarò ebreo, prendendo il nome di Salomone
Molho. In
seguito si recò con lo stesso Reubeni da Carlo V al fine di indurlo a
combattere i Turchi, che occupavano la Terra Santa, con un esercito di
ebrei. Intanto, però, gli ebrei italiani cominciarono a temere la figura
di Molho e furono loro stessi a denunciarlo all'inquisizione, che lo
condannò al rogo. Salomone Molho fu arso a Mantova.
Per quanto riguarda gli studi, le arti e la musica gli ebrei furono determinanti durante tutto il periodo del Rinascimento. A questo proposito va ricordato il Codice Avicenna, tradotto da Idn Tibbon, uno dei codici più famosi del Rinascimento, ornato di pregevolissime miniature.