PITTORI LOCALI NELLAMBITO DELLA CONTRORIFORMA
Tra il 1495 e il 1540, nel periodo storico della profonda crisi religiosa dellOccidente, visse ed operò un grande pittore: Giovan Battista di Jacopo detto il Rosso Fiorentino (SB)
Allievo di Andrea del Sarto fu, sotto molti punti di vista, un ribelle alle costrizioni classiciste (D) ormai in crisi.
Uno dei suoi capolavori è "La deposizione dalla croce", custodito nella Chiesa di San Lorenzo a Sansepolcro. Spirito aggressivo e ribelle, il Rosso diede con le sue opere un contributo fondamentale al momento più ricco e inquietante del Manierismo (D) fiorentino.
Egli si trovava a Roma durante il Sacco del 1527 (ST); fu imprigionato e costretto ai lavori forzati. Riuscì a fuggire e si rifugiò a Perugia, per poi passare a Sansepolcro.
Questa esperienza contribuì ad accentuare le sue insicurezze e i suoi interiori tormenti.
A Sansepolcro il Rosso venne accolto dal pittore Raffaellino del Colle che lo aiutò ad ottenere lincarico di eseguire per la Compagnia della S. Croce la tavola della Deposizione, compiuta nel 1528 e destinata appunto alla Chiesa della Confraternita. La suddetta Compagnia aveva commissionato questo dipinto, incentrato sulla figura del Cristo morto, per sensibilizzare e commuovere il popolo in mezzo al quale diffondeva operosamente lannuncio cristiano.
La composizione di questo dipinto, in cui compare un gran numero di figure affollate attorno al corpo del Cristo appena deposto sulle ginocchia della Vergine semisvenuta per il dolore, fonde il tema della deposizione con quello della pietà.
Lopera rivela umanità e commozione del pittore e nello stesso tempo langoscia e il tormento del suo animo. In realtà questo tormento interiore dellartista è il riflesso di quello di unintera società in crisi (D) che vede sgretolarsi i saldi principi morali sui quali si era sempre appoggiata.
Osservando il dipinto, si nota che il Cristo sembra avere esalato in quellistante lultimo respiro, mentre il corpo sembra percorso da un estremo fremito di vita che solleva ancora di forza propria la gamba destra.
Labbandono del corpo di Gesù sul grembo della Madonna, diventa qui espressione di un tormento tutto umano. Il dramma sacro si trasforma in unallegoria delle tragedie umane dominate dalle forze del male, qui rappresentate dal ghigno grottesco del volto di guerriero-scimmia, posto a destra nel fondo.
Un altro artista di notevole importanza, che si lega con il momento storico che stiamo prendendo in esame, è Santi di Tito (SB); operò tra il 1563 e il 1603 soprattutto a Firenze e a Sansepolcro.
La situazione in Italia e in Europa stava lentamente tornando alla normalità. Si era appena concluso il Concilio che invitava gli artisti a staccarsi dalla forma per essere più attenti al soggetto.
Santi di Tito tornò a Firenze nel 1564; qui svolse unampia attività pittorica dove, la volontà di superare la fase del Manierismo e lattenzione alle esigenze di decoro poste dalla Controriforma (ST), approdarono a uno stile composto ed equilibrato, volto al recupero di modelli quattrocenteschi e classici.
Santi di Tito, che aveva "un pennello per tutti i prezzi", come amava dire, ebbe come committenti la Chiesa ma anche privati cittadini. Egli si riconosceva nel ruolo di predicatore della Riforma cattolica attraverso larte.
Quello di Santi di Tito, nelle opere degli anni sessanta, diventa una sorta di pre-caravaggesco (SB). La luce e limpaginazione mostrano questa scelta realistica e comunicativa.
Due tra le sue più importanti opere furono "Lincredulità di San Tommaso" e "San Nicola da Tolentino".Questultima, una bellissima tela datata 1588, è conservata nella Pinacoteca di Sansepolcro. Il Santo è raffigurato in piedi sul globo terrestre; tiene nella destra un crocifisso e un giglio, nella sinistra un libro nel quale si legge "Praecepta patris mei servavi in Deo, semper maneo in eius dilectione".
San Nicola porta labito degli Agostiniani, il suo petto è ornato da un sole aureo. Si tratta di una rappresentazione allegorica in cui il Santo riceve tre corone: una da Santa Monica, una da due angeli al centro e una da SantAgostino. A destra del globo terrestre giace la Purezza raffigurata come una giovane donna dai capelli elegantemente intrecciati con perle; tiene nella sinistra un fiore e una catena che, passando sopra la sfera, lega il diavolo situato sullaltro angolo del quadro.
Sullo sfondo si scorge la città di Tolentino dove il Santo trascorse gli ultimi anni della sua vita. Il libro che il Santo tiene in mano è il Vangelo di Giovanni aperto alle parole: "Ho osservato i comandamenti di mio Padre e perciò conservo il suo amore".
Nella cattedrale di Sansepolcro è conservata invece la tela con " Lincredulità di Tommaso". Il Cristo è seguito da un gruppo di cinque apostoli e il giovane Tommaso, che sta in profilo alla sua destra, tocca la piaga nel suo fianco.
Dietro Tommaso si notano altri quattro apostoli mentre nel proscenio destro si trova San Giovanni in ginocchio con le mani incrociate sul petto.
Tre angioletti in volo formano la conclusione della lunetta. Potremo dire che, nellepoca di un Manierismo sfrenato, Santi di Tito ritorna alla tradizione e dipinge i suoi quadri con uno spirito nuovo che a volte anticipa il Barocco (D). I tratti fondamentali delle sue composizioni sono la chiarezza e la tranquillità; perciò gli piace soprattutto la simmetria o, almeno un equilibrio simmetrico. La funzione di queste immagini è anche pedagogica e ben si inquadra nellambito della catechesi voluta dal Concilio di Trento (vedi anche "Catechesi e arte nella concezione cattolica"). La luce nelle sue pitture è importantissima: infatti mai si trova nei suoi quadri una chiarezza monotona e regolarmente distribuita, ma sempre una luce improvvisa e diffusa che sembra anticipare Caravaggio. Laspirazione di Santi di Tito era di vedere luomo in tranquillità con uno spazio sempre in movimento.
Il relatore:
Monia Guerrini