LA MUSICA NEL RINASCIMENTO

Anche in campo musicale il Cinquecento fu un secolo di grandi novità e di intenso sviluppo, in quanto risentì di tutto quel complesso di idee e di stimoli che è conosciuto sotto il nome di Rinascimento (D). Esaminando le principali caratteristiche musicali del secolo vediamo che il loro massima fioritura: il primo come madrigale (D) e la messa (D) toccarono la genere profano basato sui testi di autorevoli poeti (anche del passato) come Francesco Petrarca, (SB) la seconda come genere sacro per eccellenza, anch’esso senza intervento di strumenti e che venne poi definita "a cappella", con riferimento alla sede in cui veniva generalmente eseguita.

I più significativi centri musicali italiani furono Roma e Venezia. Roma fu la culla della Controriforma, con la quale la Chiesa diede vita ad un’intensa opera di rinnovamento, soprattutto per arginare il protestantesimo luterano (D) nato in quella stessa epoca in Germania. Alla luce della Controriforma (ST) si sviluppò in ambito musicale la Scuola Romana, che ebbe in Giovanni Luigi da Palestrina (SB) il suo più significativo rappresentante: la sua produzione infatti rappresenta uno dei vertici di bellezza e di equilibrio a cui giunse la musica polifonica dell’epoca.

A Venezia si sviluppò la Scuola Veneziana: essa fu animata, soprattutto presso la Basilica di San Marco, da una fitta schiera di musicisti, alcuni ancora di origine fiamminga come Adriano Willaert (1490 ca. - 1562) e Cipriano de Rore (1516 ca. - 1565), altri autenticamente veneziani, come Andrea (1510 ca. - 1586) e Giovanni Gabrieli (1557 ca. - 1612), zio e nipote. Essi tra l’altro portarono a grande risalto la tecnica dei "cori battenti": sfruttando la particolare struttura della Basilica di S. Marco, che permetteva di disporre le voci del coro in più punti lontani tra loro, per cui si formavano suggestivi giochi d’eco, con alternanze e sovrapposizioni di solenne grandiosità polifonica.

Anche in altre zone d’Italia si affermarono musicisti di alto livello, soprattutto per la loro produzione di madrigali : ricordiamo Luca marenzio (1553 ca. - 1599) attivo a Modena e Firenze oltre che a Roma e Venezia, e Carlo Gesualdo principe di Venosa (1560 ca. - 1613), che lavorò a Napoli ed a Ferrara.

Anche il fondatore del Calvinismo, Giovanni Calvino (SB), si avvalse della musica nell’esercizio della sua dottrina. Gli Ugonotti (D) Lejeune e Mauduit, contribuirono alla formazione di Salmi musicati in semplice contrappunto a quattro voci, che Calvino permetteva per l’edificazione e l’uso privato dei fedeli mentre nelle assemblee della Chiesa non ammetteva che il canto collettivo all’unisono.

Della musica egli faceva grandissimo conto, ma ne temeva in modo esagerato i possibili effetti corruttori; non diversamente dai legislatori greci, ne regolò l’uso con minuziose prescrizioni.

Richiedeva soprattutto semplicità e modestia, e non è detto che queste siano le qualità più spiccate delle eleganti composizioni di Lejeune nel primo libro del Dodecacorde, né di Mauduit, nei suoi Salmi imponenti e maestosi.

Spesso essi elevano l’elaborazione polifonica della semplice melodia dei Salmi alla compiutezza formale di veri e propri mottetti. (D).

Il più tipico musicista del Calvinismo fu Claude Goudimel (1505 ca. - 72), barbaramente assassinato nella notte di San Bartolomeo (ST) (1572).

Povero di fantasia e d’emozione poetica, egli trattò le melodie date dei salmi con un abile e diligente contrappunto sillabico, corrispondente in sostanza a un’elementare armonizzazione a quattro voci.

<< L’ethos generale di quest’arte non è che forza, anzi rigore>> (Bellaigue). Si lamenta, in << quest’inflessibile musica >>, mancanza di libertà, di scioltezza.

La quadratura è la sua forma invariabile e un tantino opprimente.

La stessa cura della facilità d’esecuzione guidò Lutero (SB) nella sua vasta opera musicale svolta a pro della Riforma (ST). Il canto sacro doveva cessare di essere uno spettacolo, un concerto offerto ai fedeli da musicisti di professione, per diventare, invece loro attiva partecipazione. Della virtù unificatrice del canto, per fondere le anime in concorde elevazione religiosa, Lutero ebbe altissima opinione.

Egli si sottopose quindi a un lavoro immenso di riduzione, travestimento spirituale di canti profani, adattamento di testi sacri in lingua tedesca e melodie date.

Coadiuvato in quest’opera da alcuni musicisti, come Johann Walth (1496 ca. - 1570), egli mise insieme un patrimonio di semplici Lieder (D) tedeschi, che invece di andare dispersi o di essere assunti e trasfigurati in ambiziose composizioni d’arte, divennero familiari a tutta la nazione sotto forma di corali, entrarono nella coscienza dei fedeli creando un fondo di melodie universalmente diffuso nel quale non è forse azzardato dire che si realizza per la prima volta l’unità nazionale tedesca. Passeranno alcune generazioni, e da questo substrato silenziosamente assimilato, passato nell’anima stessa del popolo insieme ai primi rudimenti dell’istruzione elementare, germoglierà l’arte suprema di Bach (SB) : e il corale resterà sempre la base e una delle forze determinanti nel meraviglioso sviluppo della musica tedesca.

La polifonia (ST) dotta non ebbe in Germania un grande sviluppo. Non tedesco, ma croato è Jakob Handl (Jacobus Gallus, 1550 - 91), autore di messe e mottetti nello stile cromatico veneziano; tedeschi inece Adam von Fulda, autore di un trattato di teoria musicale (1490), il prolifico Michael Praetorius, divulgatore delle novità italiane nei tre volumi del Syntagma musicum, e quella versatile figura di musicista che fu Hans Leo Hassler (1564 - 1612), allievo di Andrea Gabrieli e autore di musica sacra e profana, vocale e strumentale, di messe e di corali luterani armonizzati in semplice contrappunto sillabico, di canzonette (D) e madrigali.
Come già si è accennato, la canzone profana tedesca si risolleva nel Cinquecento dalla piattezza dei Maestri Cantori, ad opera di alcuni eleganti polifonisti, come i già ricordati Isaak, Adam von Fulda e Hassler, largamente sensibili all’esempio della musica profana italiana, Ludwig Senfl (1492 - 1555), Paulus vov Hofheymer (1459 - 1537), Heinrich Finck (1445 - 1527).

Questi compositori crearono un tipo di Lied profano a tre o quattro voci, in semplicissimo contrappunto, con larghe concessioni all’omofonia armonica, che si apparenta strettamente, per la facilità popolaresca della musica, alla frottola (D) italiana, ma ne differisce per lo spirito generalmente serio e grave.

Relatore:
Laura Pellegrini